GAETANO NICOSIA  "Sparare a vista"
   (2022 )

In quest’epoca, mi chiedo spesso quanti siano gli artisti che hanno ancora voglia di imbattersi in tematiche socio-politiche sapendo che, tra il pubblico, scarseggia la voglia di soffermarsi sui testi per il piacere di ricavarne il significato recondito, più profondo, per mancanza di tempo o perché ormai vige l’imperativo della leggerezza e della istant-song che spacca ma che perdura, sì e no, una stagione.

Lode, quindi, a personaggi come Gaetano Nicosia, un cantautore rubato all’attività forense che inanella il suo secondo concept-album consecutivo “Sparare a vista”, a due anni di distanza da “Senza storia”. Stavolta, la miccia progettuale brilla con la lettura di “Perché non sono nata coniglio” scritto dall’insegnante partigiana Lydia Franceschi: una donna capace di rispondere alla violenza inaudita del Potere con un mare d’amore e la coesistenza-resistenza di un lutto, di una lotta mai fine a sé stessa e la convalescenza di saper elaborare il dolore con l’unica arma a disposizione: quella dell’umana comprensione.

Di questa biografia, Nicosia ne resta folgorato a tal punto da legare le 9 argomentazioni dell’album per ricavarne un quadro graffiante, ieratico, “urlato” a squarciagola, con un punk-rock di casa nostra in epoca '70-'80s, con un’intenso politico serratissimo e velenoso contro il Potere-burattinaio, spudorato e spietato.

In quest’opera allignano strati di speranza, di perseveranza, di vigore, di forza e (perché no?) di resilienza, per dimostrare che col suo progetto-Amore, Lydia la vince al cospetto di coloro che le hanno scaraventato addosso la morte del figlio e dei genitori. La bile testuale già si manifesta in “Ma io non sono Stato”, nel quale si evidenziano le grandi bugie narrate a noi, popolo supino e rassegnato (da Ustica a Piazza Fontana e via dicendo), eppure sarebbe molto... “Semplice” scuotere le nostre coscenze per filtrare meglio i fatti che ci vengono propinati con una narrativa di parte.

Dopo il lento e angoscioso andazzo di “Odessa”, Gaetano torna ad inacidirsi con la titletrack in un’atmosfera asettica e sintetica, mentre “Uomo nero”, pur conservando un alto tasso abrasivo, si esula dal racconto generale seppur con l’intento di proseguire in un disegno mai contraddittorio.

Invece, “Bocca a bocca” apporta quella svolta paranoica che ci sta a fagiolo e che, francamente, non dovrebbe mai mancare per tutelare l’efferatezza tematica. E, tra “Urla e ricordi” significativi, Nicosia la chiude con l’estraniante tappeto strumentale di “Caro papà”, tra psycho-echi PinkFloydiani e alienanti smarrimenti shoegaze, filo-Ride di “Going Blank Again”.

Mi sembra che “Sparare a vista” sia un’opera centrata, in cui la musica sia molto pertinente a quanto espresso e trattato: non era per nulla facile tenere vivo il ricordo di una donna amatissima, rischiando di “sporcare” la sua vicenda con sfoghi taglienti. Ma Gaetano ha saputo contenersi nei margini del rispetto, pur declamando la sua ed altrui immensa rabbia di subire l’arroganza di un Potere-padrone maligno e beffardo. Grazie alla vicenda di Lydia Franceschi, Nicosia ci ha pungolato per tentare di conservare quel meraviglioso impeto combattivo attraverso la più nobile e perforante delle armi bianche: l’Amore. (Max Casali)