TYTO  "未来 mirai"
   (2022 )

Beppe Scardino, qui nascosto dal moniker Tyto, ci porta in un mondo storto, fatto con sintetizzatori, samples elettronici, ma soprattutto i suoi strumenti principali: sassofoni, flauti, clarinetto basso. E voci. Voci trattate. Questo mondo sonoro è fatto da sette brani e prende il nome di “未来 mirai”, quindi con accanto due ideogrammi.

In un brano come “Jerks” si sente la fantasia che sprizza da tutti i pori: come minimo, si respirano tre ambientazioni diverse; il brano sembra lungo per via della sua curiosa ricchezza, e invece dura solo 4 minuti e mezzo. Una voce giapponese accompagna l'introduttiva “Intoru”, e si capisce che la scelta è rivolta a chi il giapponese non lo capisce (tipo io), garantendo lo straniamento. Straniamento ancora più forte in “Excessive empathy”, dove la voce naturale, pesantemente processata, è affiancata da un'intelligenza artificiale. All'inizio invece, veniamo accolti da gufi, balenottere, albatross... Si resta affascinati da tanta confusione.

Finora abbiamo ascoltato solo voci in giapponese ed inglese. L'italiano arriva in “Mannequin”, con parole poco rassicuranti: “Sei solo un fabbricato in materiale plastico”. La voce è armonizzata come un coro del Quartetto Cetra, mentre si incontra un clarinetto jazz con una base synth. Ma le sorprese non finiscono qui, perché in “Minore”, la sensazione di altro da sé parte da un comunissimo pianoforte. Raggiunto dai fiati accanto ai suoni sintetici, e un imprevisto assolo di chitarra.

L'impressione generale è quella di una musica colorata ma non accogliente, anzi disturbante; è come stare in una stanza con la moquette, in una stanza con tappezzeria carica. Una backroom, ecco. Tutto morbido e colorato, ma che dà claustrofobia. Fascino e paura insieme. (Gilberto Ongaro)