FERRUCCIO SPINETTI  "Arie"
   (2022 )

Interrompo volentieri la delibazione autunnale del nuovo disco di Keith Jarrett, uscito da ECM (purtroppo da considerare tra gli ultimi per le note vicende mediche che hanno strappato il grande pianista al mondo in modo, ahimé, definitivo) per immergermi in un omaggio al jazz tutto italiano.

Se dobbiamo difendere i patri confini come stupidamente asserisce qualcuno a Palazzo Chigi per distogliere l'attenzione del popolo bue dai veri e grami problemi, ecco che la tradizione jazzistica italiana, patrimonio della penisola di cui dobbiamo andare fieri e orgogliosi, smentisce categoricamente tale assunto sul fronte della musica. L'apertura al mondo, grazie al pentagramma, e soprattutto grazie a questo genere poliedrico e mai esclusivo che è il jazz, è garanzia di crescita, sviluppo, ma anche di una conquista di originalità e identità personali che il confronto con l'altro, l'alieno, il diverso, corrobora e struttura in modo robusto e non certo limita come gli ottusi credono, nella difesa di un impossibile tradizionalismo.

Tutto questo per dire che il disco che vede in scena Elena Romano alla voce, Giovanni Ceccarelli al pianoforte e Ferruccio Spinetti al contrabbasso come titolare dell'intero lavoro, coadiuvati da Jeff Ballard alla batteria e l'ospite d'onore di eccezione Rita Marcotulli al pianoforte, è una più che piacevole sorpresa, un diamante nel deserto sonoro in cui albergano le nostre orecchie oggidì purtroppo, tanto che non esito fin da subito a fregiare del titolo, imho ovviamente, di disco dell'anno indipendentemente dai generi.

Il jazz è per pochi eletti? Noioso, cacofonico, spettrale, senz'anima? Ma non scherziamo, e qui lo si capisce anche se si è sordi o si ascoltano solo i Rammstein: qui si vola altissimo in un tessuto che è cachemire e seta di ottima fattura, con pizzi e broccati nei punti giusti, tra sensualità, magia, armonia, interplay a livelli di assoluta eccezione.

Il disco si chiama "Arie" ed esce per la Jando Music/Via Veneto Jazz. Come recita la presentazione ufficiale è e vuole programmaticamente essere un tributo al jazz italiano e ai suoi protagonisti che lo hanno reso celebre attraverso le loro composizioni. Ma, come spesso accade, le antologie bene azzeccate, meditate, sentite con il cuore e la mente all'unisono, dicono anche altro. Oltre a dire molto di chi le ha fatte. Spinetti disegna questo omaggio con assoluta abilità sartoriale ma anche con l'umiltà che solo i grandi possono permettersi di insegnare agli altri, e lo fa tra l'altro forte delle esperienze ultradecennali con Avion Travel e Musica Nuda (il percorso che lo ha visto intrecciarsi con Petra Magoni) e qui ora per la prima volta firma a proprio nome un progetto che coltivava da anni. E si sente.

Pur apparentemente semplici e mai ostiche, queste campiture sonore multiformi e multicolori (la prevalenza che sento sinesteticamente è però dei miei colori preferiti, il verde e il blu, saranno le endorfine sollecitate dalle note?) sono palesemente frutto di una meditazione e di un piacere di creare opere d'arte e di condividerlo con chi suona attorno a noi che trascende il semplice mestiere artigianale che timbra doverosamente il cartellino e non va oltre. Chi vorrà accostarsi al jazz per la prima volta, del tutto digiuno, e vorrà farlo grazie alla tradizione italiana che nulla ha da invidiare alle altre scuole europee nell'interpretazione del verbo jazzistico internazionale, troverà un caldo plaid di note e di emozioni nelle quindici tracce che compongono "Arie", dove compaiono brani di Enrico Rava, Bruno Tommaso, Rita Marcotulli, Paolo Fresu, Enrico Pieranunzi (maestro di assoluto livello che ho avuto il piacere di ascoltare questa estate a Lugano), ma anche Enrico Zanisi, Luca Flores, Paolino Dalla Porta e molti altri.

Brani che vengono sapientemente riletti grazie anche all'interpretazione di Elena Romano e ai testi, scritti appositamente dalla Romano, da Peppe Servillo e dallo stesso Spinetti. Nel repertorio non mancano dei brani originali di Spinetti e Ceccarelli. Questa, e va ribadito con lettere maiuscole, NON E' MUSICA DA ASCOLTARE CON UN IMPIANTO INDECENTE O CON CUFFIETTE DA SUPERMERCATO ZEPPE DI CERUME. Fate uno sforzo per ascoltarlo come chiede e come merita (al limite bussando alla porta del vicino audiofilo o aprendo un forum sui social per trovare chi ha uno stereo all'altezza), e vi darà tante soddisfazioni questo disco.

Se proprio non potete, godetevi le versioni live che sono la garanzia del migliore impatto sonoro, con questa musica che è tutt'altro che intellettuale ed eterea ma sa coinvolgere e innamorare, davvero come poche. I concerti di presentazione sono il 30 novembre alla Casa del Jazz di Roma,1'1 dicembre al Blue Note di Milano, il 2 dicembre al Cotton Jazz Club di Ascoli Piceno e il 18 marzo 2023 al Teatro Regina Margherita di Marcialla (FI). Voto 10 e lode. Da collezione senza se e senza ma. (Lorenzo Morandotti)