A GIANT ECHO  "Resins 2"
   (2022 )

Contemplare ricordi che riaffiorano inaspettati, che sembravano svaniti, ma che in realtà erano sempre rimasti attaccati alla memoria, come resina sui tronchi. Questo sembra essere lo spirito compositivo che ha dato vista a “Resins 2” degli A Giant Echo.

Le strutture dei brani sono immerse in tempi dilatati, dove è facile perdersi. Sergio Todisco, fondatore dei Last Eon, non perde il suo stile lento e tenue anche in questa formazione. L'album è formato da 6 capitoli, e vale la pena leggere in ordine i titoli: “Part One”, “Part Two”, “Part Three”, “Part Five”, “Last Part”, “Part Four (Ghost track)”. Come vedete, dopo la parte terza arriva la quinta, come se la quarta fosse andata persa. Dopo la parte finale invece, riemerge come ghost track. Non è solo un gioco vanitoso sui titoli, perché anche la musica è fatta così. Non c'è una netta corrispondenza tra la durata delle parti musicali, e la divisione delle tracce.

Ad esempio, c'è un lungo riff sereno e statico, che caratterizza il finale della prima parte, fino a sfumare. Quando inizia la seconda, ci rendiamo conto che è di nuovo quel riff! Per sentire qualcosa che possiamo percepire come “seconda”, dobbiamo attendere 1'55”. Lì la situazione cambia, con dei cori secchi, e poi si avvia una musica diversa, anche se sempre dilatata.

“Chitarra elettrica, chitarra acustica, e un batterista che ci sa fare”, ops perdonate la citazione fuori luogo. Ma gli elementi che costituiscono questa soffice coperta sonora sono semplici, quelli tipici da band, ad eccezione degli archi nella “Part Five” e dei fiati nella super epica “Part Four (Ghost Track)”. L'album è autoprodotto, ma come stile sembra uscire dal Québec, dall'etichetta Constellation.

Ci sono echi di Godspeed You! Black Emperor e anche Explosions in The Sky, ma si preferisce evitare l'arrivo di un climax catartico, nel senso di aumento di volume e lenta deflagrazione. Piuttosto, l'effetto forte a livello emozionale, è dato dalla creazione di deja-vu. Se, arrivando alle ultime tracce, ti sembra di aver già sentito da qualche parte quel che ascolti, è perché probabilmente l'hai sentito poco prima. Ma data la lentezza, non ci avevi fatto caso. E quindi tutto torna, come un ricordo sedimentato. Questa è la sottile magia di “Resins 2”. Un'eco gigante. (Gilberto Ongaro)