GIACOMO LARICCIA  "Dieci"
   (2023 )

Il fascino del primo dei numeri in doppia cifra ha colpito profondamente il cantautore romano-bruxellese Giacomo Lariccia a tal punto che, in questa cifra, ci contempla tante idee e situazioni del suo vissuto, conferendogli un’importanza risolutiva.

Ma l’idea che mi son fatto di quest’artista è quella che son rari i personaggi che hanno una gran fame di collaborare e confrontarsi in continuazione con chiunque sprizzi arte, e ciò non fa che arricchire, in ogni occasione, i contenuti delle sue opere. Non fa eccezione nemmeno il nuovo e sontuoso album “10”, imbottito di brani (19!) e di ospiti: che siano famosi o meno, il Nostro non fa distinzioni, poiché conta l’apporto emozionale che trasmettono.

Quindi, si va dai più noti Peppe Voltarelli a Finaz (Bandabardò), da Ferruccio Spinetti e Petra Magoni (Musica Nuda), fino a quelli meno celebri: Kauadio, Ange, Honorel, meno celebri sì ma, comunque, gonfi di talento.

Ciò che trasuda dall’abbondantissimo menù dell’album è l’ardore comunicativo di Giacomo, bramoso di trasmettere il suo macrocosmo artistico , sempre proteso alla ricerca di un preciso taglio identitario e distinguibile a primo acchito.

Con i fior di nomi esposti, è chiaro che, più che un disco, si viva l’atmosfera di un elegante galà, di un’apoteosi musicale alla quale partecipano personaggi entusiasti ed empatici. Per esempio, nel singolo “Tremenda voglia di vivere” c’è la bellezza di un narrato evocativo sulla scia dei Tiromancino, mentre carezze jazzy soffiano leggiadre nel magnifico “Ci penserà il tempo”, duettato con la soave ugola di Petra Magoni ed i contributi del sopracitato Spinetti e Alessandro Gwis, e ancora in “Senza farci del male” si gusta una leggerezza di classe che lambisce i connotati di Max Gazzè.

Ma, chiaramente, Giacomo aggiunge personalismi lodevoli, come nel resto del lotto, che dona spunti stra-interessanti su tutta la linea. Il desco, come si accennava prima, è ottimo e abbondante: non resta che accomodarsi e desinare senza limiti: all you can ear. Consigliato per orecchie fini. (Max Casali)