FEDERICA CERIZZA  "Casa"
   (2023 )

È sorprendentemente, questo, un disco a tratti crepuscolare, intimo. La poetica sonora di Federica Cerizza, giovane pianista novarese non inganna, fin dal titolo. Suoni per pianoforte, a tratti con la voce aggiunta, che mi permette di scrutare l’animo di una giovane donna che ha la fortuna di conoscere altri linguaggi oltre a quello verbale, per ribadire che valori importanti, come per esempio la pace, cominciano dall’anima.

Traguardi che si possono intraprendere tramite svariati percorsi e di ciò ne sono convinto, come lo sono altrettanto sul determinante ruolo delle arti, viste come mezzi a disposizione di chiunque, per mettere in sintonia la gente, per creare ponti. Un’intima relazione empatica in realtà, in nome della bellezza e dell’armonia.

Credo fortemente che Federica sperimenti tutto ciò, forte anche delle esperienze raccolte durante gli ‘house concert’, che ancora organizza a casa sua per pochi ma sensibili ed intimi ascoltatori. Le musiche sono la risultante dell’incontro tra jazz e musica classica, ma la personalità dell’artista le rende assolutamente raffinate ed originali. Ciò penso sia dovuto anche al senso di libertà che la pianista si sente di mettere in gioco, forte di una eccellente padronanza tecnica, che le permette di uscire da qualsiasi schema, soprattutto da quelli classici, che immagino siano il bagaglio principale (pure importantissimo) dato in dote dal conservatorio di Novara, luogo della sua formazione.

Per la mia sensibilità, Federica eccelle soprattutto durante le improvvisazioni, dove usa come “trampolino” il solo tema del brano. Un po’ come facevano (e fanno tuttora) pianisti emersi grazie ad esperienze nel mondo del rock ma dotati di mente e cuore, che mi piace immaginarle come grandi stanze affrescate di una villa signorile del ‘700 veneto. Mi riferisco in particolare a pianisti italiani, come Arturo Stalteri o Patrizio Fariselli, ai quali è sempre piaciuto andare... oltre. Chissà se un giorno ci sarà la possibilità di vedere un incontro tra questi mondi, queste generazioni... (Mauro Furlan)