FABRIZIO CONSOLI  "Sessions from detentions"
   (2023 )

“Sessions from detentions” di Fabrizio Consoli fa volare. Altro che “detentions”.

L’album, prodotto da Vrec Music Label e distribuito da Audioglobe, è una rarità quasi quanto la versione di “Via con me” di Paolo Conte con la quale si apre il disco. E Fabrizio Consoli, di Paolo Conte, del Francesco De Gregori de “Il pirata e il campione” e di quei cantautori che hanno molto da raccontare, ha non solo la stoffa e l’attitudine, ma anche il talento.

Basti pensare ad “Autogrill”, il brano con cui si chiude il disco: Consoli porta il calciatore Zlatan Ibrahimovic nel mito popolare del cantautorato di una volta. La sua voce roca e profonda prende l’ascoltatore per mano e lo conduce in altri mondi. Come nel caso di “Valentina”, una bella ballatona tutta chitarra e voce. Come è, peraltro, praticamente tutto “Sessions from detentions”. Ad eccezione di “Sirena”, in cui c’è il pianoforte.

Fabrizio Consoli non canta: racconta storie. Ed è proprio quello di cui è affamato un certo tipo di pubblico, quel pubblico che vuole attraversare nuove visioni, universi inesplorati. E, anche, riesplorare universi conosciuti ma forse fin troppi dimenticati. “Camera con vista”, ma anche “Constance”, “Partir”, “E se questo è l’amore” – quest’ultima con atmosfere un po’ sudamericane -, “Que vida es” e “You don’t know what love is”: sono tutti brani delicati, ma non per questo lenti o trascinati.

L’ascoltatore non si perde mai. Così come in “Dulcamara” e “Musica per ballare”, che sono più movimentate. Insomma, questo album di Fabrizio Consoli va tenuto come una gemma, ma ascoltato e riascoltato. Può fare solo bene allo spirito, al cuore, ma anche al cervello. Che viene sollecitato da ogni nota e da ogni canzone. (Cristiana Mariani)