DANG DANG  "Liar"
   (2023 )

Il lungo strascico della pandemia non ha ancora spento i suoi echi, facendo emergere tuttora dischi molto interessanti ma pubblicati solo adesso, come questo dei Dang Dang, quartetto cesenate che, con “Liar”, tocca quota 3 nelle releases uscite, dopo gli ottimi “You should be happy” (2016) e “Bellaria” (2019).

Oltrepassando i dieci anni d’attività, l’evoluzione del combo romagnolo è fin troppo evidente in “Liar”: in origine, i ragazzi parlavano in lingua rock, ma negli anni l’impegno verso una sperimentazione alacre ha portato alla maturazione di un risultato mirato e concreto, dando vita ad un sound che ammicca agli ‘80’s, tra influenze derivative di Joy Division, Television, New Order e Depeche Mode, senza rinunciare a speziare il tutto con pizzichi di Talking Heads e Bauhaus.

In verità, la rullata in testa al singolo “Filthy white lies” farebbe pensare ai Franz Ferdinand, ma la suggestione scivola presto, eleggendo (subito dopo) l’elettronica come fulcro irrinunciabile delle trame in essere, pervadendo “Sex with him” in un climax godibilmente DepecheModiano.

E’ un album che coinvolge e diverte con un timing compreso, mediamente, tra i 5 ed i 9 minuti, e se la ritmia è quella fin qui fruita, c’è da gongolarsi non poco con la dinamica titletrack, con la tribale “Cheap Chines Clothes”, come con l’ampiezza siderale di “Dang Dang”, e con la sinuosa “The Frost” che seduce a tutto sax.

C'è spazio pure per l’etereo ambient di “After the war”, la vibrante e catchy “Body reaction” e (sorpresa inclusa nel prezzo…) la cosmica e futurista cover di “Vamos a la playa”, simbolo di un’epoca all’apparenza spensierata ma nella quale, sotto-sotto, incombeva l’ombra apocalittica che i fratelli Righeira volevano esorcizzare irridendola con vena ironica.

In definitiva: tanto, tanto bravi questi Dang Dang, abili nell’estrapolare solo gli elementi essenziali dei big citati per poi plasmare l’insieme con profilo identitario e puntare, così, all’unicità progettuale con intento genuino, spontaneo, sincero e mai…“Bugiardo”. (Max Casali)