recensioni dischi
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MARTA DE LLUVIA  "Grano"
   (2019 )

Esordisce Marta De Lluvia (al secolo Marta Natalini), cantautrice marchigiana, con l’album “Grano”. Presenta 8 canzoni nuove, più un tradizionale andino, “Ojos azules”, dal quale partiamo a ritroso per capire l’artista. La traccia è costituita solo dalla voce di Marta e una tromba che la accompagna. Questo minimalismo delicato è presente nelle sue canzoni, a partire da “Mai abbastanza”, con un testo che sembra celebrare ed accettare la vita così com’è, anche il dolore, come durante la meditazione trascendentale. L’approccio spirituale si conferma con “I dervisci”, figure carissime al noto Franco Battiato, descritti in questo 6/8 suggestivo: “Guarda i dervisci che danzano intorno e non perdono il centro (...) senti quanto canto c'è in un silenzio”. La visione di questi mistici, che con la danza raggiungono certi livelli di quiete, porta ad un ritornello pieno d’amore: “Così voglio amarmi, così voglio stare con te, voglio darti come acqua di nuvole, così voglio darti e dimenticarmi di me, di domani, di quello che ancora non c'è”. Da notare qui e in “Romanticismo forse”, la presenza del chalumeau, antico flauto in uso nel tardo XVII e nel XVIII secolo. In quest’ultima canzone emerge la passionalità, in dettagli sensoriali: “Selvaggia zuccherosa, come morso ad una mela. Tu sei l'uomo perfetto, oscuro divenuto, parlo e fissi il mio rossetto, come un film erotico e muto (…) io sono vino rosso, travolgo di emozioni, non calcolo il piacere e neanche le disillusioni, tu sei l'uomo tramonto, risplendi da impazzire, rossissima luce poco prima di sparire”. Su queste parole, la tromba accompagna voce e band in un arrangiamento malinconico. Il violoncello arricchisce “Gomitoli di vento”, una originale descrizione della vita con il lavoro a maglia: “Ricami con l'ago e il filo del tempo legati al ricordo (…) Hai perso un punto qua e là un po' distratto, quel nodo che non hai più stretto, gomitoli di vento (…) Restare stoffa, creare qualcosa due ferri (…) giorni da imbastire”. Un atmosfera scura e interessante caratterizza “Tendenzialmente”, dove le riflessioni sono fugaci: “Tendenzialmente basta perdere gli occhi (…) che cos'è la felicità? Una quercia spaccata a metà”. Ma tutte queste paranoie, i bambini se le fanno? Il loro sguardo ingenuo, e per gli adulti sorprendente, è affrontato in “Inutile felice”, con una toccante melodia: “E tu che con carta e matita disegni le tue dita, e se penso che il mondo domani avrà le tue piccole mani”. Continua la passione nella title track “Grano”, sopra note soffici: “Lasciami almeno l'orgoglio quando mi spoglio, teneramente le mani prendono tutto di me, come un respiro di vento tra i miei capelli, spettina tutto e li rende più belli. Che voglia di buono, mangiarti dalle risate, che voglia, che voglia d'estate”. “Il piede sulla terra”, infine, è una poesia recitata sopra il pianoforte, che parte dall’ortica e dalla fatica: “Ti regalerei tutto quello che appassisce, la fragile bellezza di quello che finisce. Il piede sulla terra è come il primo sulla luna, è sentirsi addosso la fortuna, ti graffia ti accarezza, e sabbia, sassi, vetro, la certezza è che non puoi tornare indietro, e che non vuoi tornare indietro”. Per essere un disco d’esordio, Martina De Lluvia dimostra già una certa consapevole maturità, applicata alle proprie canzoni. (Gilberto Ongaro)