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HEGE SAUGSTAD "Randy's home"
(2025 )
Con ''Randy’s Home'', la brava (e bella) Hege Saugstad firma il suo ritorno al jazz dopo anni di percorsi musicali più vicini alla canzone d’autore.
Il disco, uscito per Losen Records, nasce come omaggio alla giornalista ed impresaria Randi Hultin, figura leggendaria del jazz europeo, e si sviluppa come un viaggio intimo attraverso dieci tracce che intrecciano standard immortali e due brani originali: la bossa “Look Into My Eyes” e “Randy”, composta da Phil Woods in memoria di Hultin.
L’album si colloca nel solco del vocal jazz classico, ma con una sensibilità contemporanea. Gli arrangiamenti, curati da Saugstad insieme ai fratelli Hans e Per Mathisen, puntano alla pulizia sonora e alla morbidezza timbrica: chitarra e contrabbasso dialogano con la voce in modo elegante, mentre la percussione di Ole Petter Hansen Chylie (presente in due brani) aggiunge un tocco di calore mediterraneo.
La scaletta è un piccolo compendio di standard: da “Misty” e “Summertime” fino a “Moon River”, passando per “Too Darn Hot” e “It Ain’t Necessarily So”.
La scelta (anomala per il jazz) di includere solamente brani brevi (nessuno supera i 4’20”) conferisce al disco un ritmo scorrevole, quasi cameristico. Il momento più personale è “Look Into My Eyes”, dove la scrittura di Saugstad si apre a una vena melodica delicata, con inflessioni bossanova.
La voce di Hege è calda, controllata, mai ridondante. Non cerca virtuosismi, ma punta sull’espressività e sul fraseggio, restituendo freschezza a brani che rischiano spesso di suonare prevedibili.
In “The Masquerade Is Over” emerge la sua capacità di gestire il silenzio e la sospensione, mentre in “Too Darn Hot” gioca con il tempo in modo brillante.
Registrato al Greenroom Studio di Fredrikstad e masterizzato da Morten Lund, il disco gode di una resa sonora cristallina, perfetta per chi ama il jazz in alta fedeltà. La produzione è essenziale, senza artifici: tutto è pensato per lasciare spazio alla voce e agli strumenti, in un equilibrio che richiama le incisioni classiche degli anni ’50, ma con una pulizia moderna.
''Randy’s Home'' è un album che non rivoluziona il genere, ma lo celebra con sincerità e gusto. È consigliato a chi cerca un jazz vocale elegante, privo di manierismi, e apprezza la dimensione intima più che la spettacolarità. Il tributo a Randi Hultin aggiunge un valore narrativo che rende il progetto più che una semplice raccolta di standard: è una dichiarazione d’amore per il jazz e per le relazioni che lo tengono vivo.
Un ritorno convincente, insomma, che lascia sperare in ulteriori lavori originali da parte di Hege Saugstad. (Andrea Rossi)