LE VELE DI ONIRIDE  "La quadratura del cerchio"
   (2023 )

Quali motivazioni spingono i musicisti a decidere di dar vita ad una nuova band? In molto casi, semplicemente la voglia di dar sfogo ad esperienze personali, o l’esigenza di ostentare un presunto talento che poi si rivela vacuo ed inconsistente, senza un costrutto di idee valide.

Invece, ci sono 5 ottimi musicisti che esprimono il gran desiderio di solcare acque diverse per intraprendere una rotta che conduca a schivare isolotti dozzinali, “spiegando”... Le Vele di Oniride: collettivo dedito a formulazioni in bilico tra prog e dark, continuando cosi la bella tradizione di storici collettivi come P.F.M., Banco, Biglietto per l’Inferno e rigagnoli delle Orme più sperimentali.

“La quadratura del cerchio” segna il loro debutto, manifestando un piglio innovativo e sontuosamente concreto. Tanto basta per decantare i meriti e la bellezza di questo disco contenente 7 tracce, che mai scendono sotto la soglia dei cinque minuti e quindi, per chi ama brani lunghi e mini-suite, si prega di accomodarsi.

Tra le ottime portate, rimarchiamo la dolcezza granitica di “Isolazione”, “Miraggi remoti” o “L’illusione dell’oblio”, eseguite sempre con slancio ammirevole e pregiata manodopera assemblativa, mentre l’oniricità della splendida “Sogni infranti” scuote le corde dell’anima con un’ensamble a base di fluttuazioni celesti, riff ipnotici, flirtazioni e scanalature psych che furono le griffe apicali dei Pink Floyd in zona ‘70’s.

Trattasi di “Catarsi”? Certo, perché no? Qui il mood s’immerge in àmbiti intimi e passionali, toccando in coda l’apice emozionale. Se poi, “Apologia di reato” rappresenti o meno un classico episodio prog, poco importa: siamo qui per questo, per gustarci intenzioni serie di grande musica, rispettando il libero arbitrio della band di estraniarsi all’occorrenza, mentre “Madri di niente, figli di nessuno” rilascia eclettismi tastieristici con timbri che rimandano a certe sequenze dei Genesis di “Foxtrot” (in particolare, “Get ‘em out by friday”).

A conti fatti, l’esordio de Le Vele di Oniride apporta spruzzate d’avanguardia prog, con un album che fornisce ampi dettagli di come si possa, altresì, amalgamare stilismi senza imitare il copione della grande scuola del passato. Il dubbio è solo uno: che lo stato di grazia dimostrato in “La quadratura del cerchio” continui a brillare in opere future... Però lo spiritello che mi ronza in testa mi suggerisce di non temere nulla: continueranno a sorprenderci. (Max Casali)