SILENT CARNIVAL  "My blurry life"
   (2024 )

Sommesso, pacato, questo insieme sonoro di Silent Carnival aka Marco Giambrone, rammenta una passeggiata in riva al mare del nord, dove cielo e terra, incontrandosi, si confondono. Terra di anime perdute, dove la malinconia ha avuto la meglio. Colgo tutto ciò da questo disco dal sapor di poesia, dove il tempo passa senza lasciar filtrare un raggio di luce, o meglio, un raggio di sole.

‘My Blurry Life’, pur essendo l’ennesimo racconto di esperienza durante la pandemia, mostra un musicista sensibile, alle prese con le sue preocupazioni e paure, preso in contropiede da una situazione che in poco tempo è degenerata, interrompendo relazioni, amplificando disagi. La musica è quindi diventata, posso pensare, anche una specie di terapia o un momento di autoeducazione, ma sicuramente un netto rifiuto dell’isolamento.

Pertanto, l’estetica è necessariamente minimalista, tenuto conto anche dei leggeri inserti di elettroniche e qualche violino lamentoso. Poi la percezione di echi lontani, suoni che vengono dal di dentro che in qualche maniera riescono ad esprimere queste sensazioni. Sono sentimenti che cercano di ridiventare, evocati anche da qualche chitarra acida, mentre ritorna fiocamente nell’oblio. Elementi piuttosto atipici per un’arte generata da chi solitamente vive (o è vissuto) nelle terre bagnate dal Mediterraneo, a riprova del fatto che confini, per chi cerca o vorrebbe mondi diversi, effettivamente ormai non ce ne sono. Anche se le radici restano comunque importanti.

Ascoltando e riascoltando, mi viene in mente il minimalismo dei Mùm, ma anche qualcosa di Sigur Ròs. Percezioni oscure e malinconiche, ma in questo percorso, ad un certo punto, l'intervento dei sassofoni riesce a far filtrare finalmente qualche raggio di luce attraverso il ghiaccio.

In sintesi, se dovessi spiegare a mio nipote quest’opera, la definirei come “disco dei contrasti”. Il nome del progetto, per esempio, è una sorta di... ossimoro, perché cita il silenzio ed il chiasso festoso che sta dietro al carnevale. Poi la musica: un surreale viaggio in puro stile nordico accarezzato dalla brezza marina del sud europeo. Il sapore e la bellezza della libertà. (Mauro Furlan)