LA ROSSA  "A fury of glass"
   (1982 )

Rovistando tra le sabbie del tempo, tra le tante cianfrusaglie, talvolta capita di trovare delle vere e proprie perle di bellezza, nel nostro caso ottimi album ignorati e dimenticati. Uno di questi è ''A Fury Of Glass'' di una band francese proveniente da Tolosa pressoché sconosciuta, che risponde al nome tanto curioso quanto esplicativo di La Rossa. Esplicativo perché, omaggiando i Van Der Graaf Generator, si sono dati il nome di una celeberrima song del gruppo di Peter Hammill contenuta nell’album del 1976 (''Still Life''), appunto dal titolo ''La Rossa''.

L’album in questione è un incredibile e bellissimo lavoro facente parte di quella salutare rinascita del prog avvenuta negli anni ’80, che ha visto il genere rifiorire con band di assoluto rilievo di cui molte a tutt’oggi sono ancora in attività. Appena parte la prima traccia, la breve ''Synopsis'', si è letteralmente travolti da una cascata di suoni di pianoforte e chitarra elettrica sostenuti da una ritmica agile e travolgente che già ci dà l’idea di ciò che c’è da aspettarsi in seguito.

Tante sono le influenze che affiorano e non poteva essere altrimenti: si va dai già citati Van Der Graaf Generator ai Gentle Giant, ed oserei dire che, in alcuni circoscritti episodi, si sentono pure echi dei nostri P.F.M. e Banco. Molto coinvolgente il cantato teatrale del vocalist Benki, che ben si ingegna a cavalcare e domare le complicate trame sonore di una musica che non può non affascinare gli amanti del genere.

L’approccio pianistico dell’ottimo Wolfang Holler trae la sua ispirazione dalla musica classica, in particolare dal romanticismo di Bartok, e ben si coniuga con la chitarra elettrica dai suoni selvaggi e aggressivi, quando occorre, e dolci e lirici nei passaggi più intimistici, suonata da un anonimo quanto grande Jean Pierre Baille.

L’album è tutto di gran livello e non vi sono cadute di tono, ogni brano è godibile, entusiasmante, ricco di pathos e non può non stupire la dirompente perizia tecnica degli strumentisti tra i quali, oltre ai già menzionati, figurano Marc Neves alla batteria e Dino De Rossi al basso. L’album contiene 8 brani con l’aggiunta, nella ristampa a cura della Musea Records (1992), di 4 bonus tracks provenienti da un demo del gruppo e rimasti inediti. Tra questi mi preme segnalare la fantastica ''Wooden Monoloque'', la “vandergraaffiana” ''Chimera Chill'' e la struggente romantica piano song ''To The Life''.

Buon ascolto e long live Prog ‘n Roll! (Moreno Lenzi)