INGLESE & NANNETTI  "L'arte di arrangiarsi"
   (2025 )

Andiamo a ritroso nel tempo, quando ancora questi aggeggi infernali (mi riferisco a smartphone, tablet e computer) non erano così quotidiani e connessi, si scriveva con le penne, molti usavano i diari, una sorta di appunti quotidiani a ricordo di giornate o istanti da impressionare.

Questo preambolo per dire che il progetto di Inglese e Nannetti lo avvicinò tanto a questo modo di comunicare con le canzoni, che paiono appunti scritti in un diario, non con pagine bianche ma a quadretti, dove questi ultimi mi rappresentano la musica.

Parliamo di una melodia precisa, fatta di svariati strumenti, quelli suonati dagli ottimi musicisti che accompagnano le voci di Inglese e Nannetti: Alberto Celommi chitarre e basso, Giovanni Inglese violoncello, Giulio Soldati alla tromba, Raffaele Ferro alle percussioni, Claide Magrini alle percussioni, Roberto Olmi al sax, Orio Cenacchi percussioni, tutti si fondono in maniera pregevole come fossero loro a raccontare le storie.

Entrambi le voci appaiono quasi distopiche, sembrano non seguire la precisa geometria delle righe nella pagina del diario. Ad un primo ascolto questa sensazione potrebbe non sembrare piacevole, ma è solo necessario riascoltare più volte i brani per trovare un accordo personale, che possa trarne una chiave di lettura e un ascolto sincrono,

Sono brani che possono risultare semplici quando, in realtà, certe finezze tra la musica e i testi necessitano di un ascolto più attento: non sono lezioni di vita e non vogliono sottolineare disagi o problematiche, ma semplicemente fare emergere quelle pagine di racconti appuntate nel diario, come fosse una camera oscura che necessita di tempo, quella giusta dose di luce e quell'alchimia che occorre per impressionare la pellicola.

E' proprio la musica quel liquido che farà impressionare la pellicola sonora di ogni brano: tra gli strumenti a fiato e le chitarre la melodia accompagna ed esalta quelle immagini che vengono focalizzate seguendo le parole.

Questo approccio alla musica mi ricorda una caratteristica di certi vini naturali, dove si denota una certa dicotomia tra naso e bocca, potrei citare il Serraghia di Giotto Bini, grande produttore di Pantelleria e splendido interprete dello Zibibbo, un vino che risulta al naso dolce di frutta mentre in bocca estremamente secco. (Audio DiVino)