THE DEEP BELLS  "Liberté"
   (2025 )

Da oltre cinque lustri orbitano, nel mainstream, le due formazioni degli Yellow e Corrupting Sea, i cui leader Jon e Jason, nonostante continuino a portare avanti i loro progetti principali, han fatto sì che la loro ventennale amicizia culminasse nell’unire intenti comuni e amore per la musica generando la nuova avventura intitolata “Liberté” sotto il nome di The Deep Bells.

Ora, prevedere se ci possano essere, in futuro, altri albums è prematuro intuirlo ma, almeno, possiamo godere i frutti di 8 brani politically-oriented, nei quali ci accomuna la preoccupante visione del panorama geopolitico che si vive in questi tempi. Brani che potrebbero risultare tirati per le lunghe ma che, invece, danno una chiara interpretazione di come offrire un humus pertinente alla causa.

Già le rarefatte atmosfere di “City” e “Not all history is preserved” elaborano umori oscuri, estranianti, che troveremo nel cammino dell’opera, mentre la struggente “Shelter” scende nell’imo emotivo, ed i Deep Bells hanno fatto bene ad optare per la modalità strumentale nell’intero album, altrimenti come fai ad assorbire l’angoscia a tutto tondo nel delirante quarto d’ora di “Shout shout”?

Giusto così, dai! Senza se e senza ma. A seguire, s’impatta l’asettico mantra astrale di “The falls”, e che il buon Dio ci salvi dallo smarrimento generale che perdura per circa dieci minuti.

Vi sembrerà strano, ma nel nucleo intenzionale di Jon e Jason vige da sempre un’etica punk, benché di punk qui non s’intraveda nemmeno l’ombra, se non per una lodevole tendenza rivoluzionaria che (sia chiaro!) è tanta roba.

Ancora catturati da un’altra aere dolente che spicca in “Time ticks”, ecco che la dozzina di minuti di “Times of change”, estremo tentativo di risvegliare le nostre coscienze con un nuovo cambiamento che conduca a ribellarsi di fronte alle distruttive angherie di Potere: su questo argomento i principali applausi dedicati dai Deep Bells vanno principalmente al popolo francese, sempre pronto a re-indossare il gilet giallo per urlare in piazza il dissenso per difendersi dai ricorrenti soprusi politici, tesi ad impoverire sempre più la massa.

Però la “Libertè” è un caposaldo della nostra esistenza e va difesa con le unghie e con i denti. E’ ora di svegliarsi, per stroncare il tentativo di scipparci la sovranità di popolo: quella che ci consente ancora di dire la nostra, prima che sia troppo tardi… (Max Casali)