ZEROVOLUME  "Squilibri"
   (2007 )

Esattamente 40 anni fa, nel 1967, usciva il primo 45 giri di un 17enne ragazzino romano, tale Renato Fiacchini. Il nome d'arte scelto da questo borgataro è strano ed innovativo al tempo stesso: Renato Zero. Zero, spiegò all'epoca, per ripicca verso il mondo, perché questo numero non esiste ma è alla base di tutto, e poi è rotondo e quindi non ha inizio e non ha fine, come la luna, il sole, l'embrione, l'infinito. Zero come sfida, come simbolo, come entità ricorrente. Il successo di quel ragazzino, da lì ad una decina d'anni, fu straordinario, al punto che ancora adesso siamo qui a parlarne. Il termine Zero fu quindi assolutamente e indissolubilmente legato all'artista romano, il quale, per identificarsi ancor più con il numero-simbolo, lo usò per tutta la carriera, ad ogni piè sospinto, coniando di volta in volta album dai titoli Zerofobia, Zerolandia, EroZero, Zero al cubo, Zeroro, Zerofavola, Zerobox, Zeromondo, Identikit Zero, La coscienza di Zero, Tutti gli Zeri del mondo, e via dicendo. Da qui si capisce come, per 30 anni, nessun altro, nel mondo musicale italiano, abbia osato utilizzare il nome Zero: sarebbe stato un po' come se uscisse un emergente chiamato Vasco Fossi o Lucio Palla. Tutto questo, come si diceva, per 30 anni, quindi fino ad una decina di anni fa. Spezzato l'incantesimo, si è così assistito al processo inverso: alla comparsa cioè, uno dopo l'altro, degli Zero Assoluto, degli Zeropositivo, dei Zerozen, degli Zetazero, degli Zerosospiro, dei Zero Plastica, dei Zerouno e, ora, dei Zerovolume. Da un eccesso all'altro, insomma. Ma, per essere precisi, bisogna chiarire come proprio gli Zerovolume, da ultimi (apparenti) arrivati, sono invece stati i primi a spezzare l'incantesimo (o il tabù, se preferite). Nonostante questo ottimo "Squilibri" sia, in effetti, il primo vero album del gruppo, questo esiste in verità sin dal lontano 1996 (anche se inizialmente i ragazzi si facevamo chiamare Siddharta): i pur bravi Zero Assoluto hanno invece esordito nel 1999 (singolo 'Ultimo capodanno', con Francesco Totti nel relativo video), mentre gli Zeropositivo (che suonano insieme fin dal '92) solo molto più di recente hanno utilizzato questo nomignolo, dal momento che ancora nel 2000 si facevano chiamare System Bolaget. Ed infine tutti gli altri gruppi appartengono al nuovo millennio. Quindi, intanto, diamo agli Zerovolume la "primogenitura" di quella che, al momento, pare essere divenuta una vera e propria moda, soprattutto dopo il grande boom degli Zero Assoluto. Potrà sembrare un record da nulla, una vittoria di Pirro, e forse lo è: ma dal momento che (lo so) appena quest'ottimo album comincerà ad entrare nelle menti di tanti, ed a conquistare meritatamente molti airplay radiofonici (e lo farà, credetemi), parecchi, sono pronto a scommetterci, diranno: furbi, questi, che hanno scopiazzato il nome dagli Zero Assoluto. No, assolutamente no. Chiarito questo, si arriva finalmente al disco: che, fino a prova contraria, è poi il fulcro, il punto nodale della proposta. E quindi chiariamo subito un secondo concetto: questo è un grande disco. Niente mezzi termini, niente giri di parole, questo è un album splendido. Tirato, vincente, incazzato, convinto, poetico, sognante, convincente. Qui c'è tutta la forza del rock, insieme alla sua poeticità ed alla sua consapevolezza, ed insieme la ruvidezza dell'elettronica non fine a se stessa. Qui ci sono anni di idee, di scontri, di amori e di note, convogliati in 12 canzoni (le altre 4 sono semplici passaggi). 12 canzoni comunicative ed appaganti, al tempo stesso estemporanee e misurate con il bilancino. Ascoltatevi "Silenzi radio", "Astronauti", "Club rockstar" e soprattutto l'ottima "Fotografia": converrete con il sottoscritto che siamo davanti ad un'opera splendida, completa e geniale. E' il primo vero album, lo dicevamo, ma è al tempo stesso la summa, il completamento di tutto il percorso precedente, fatto da ben 5 e.p. ('Siddharta' del '96, 'Oasi di metallo' del '98, 'Boutique' del '99, 'Aquamilk' del '00 e 'Nel buio' del '03) e pure da una raccolta live ('Live at Cencio's' del '05). E, in occasione della stesura e della registrazione di questi nuovi brani, di questi nuovi percorsi, il gruppo toscano ha indurito il proprio sound, rendendolo più sporco ed ancora più aggressivo. La svolta è indubbiamente positiva, e c'è da augurarsi che il nome della band sia smentito da tanti e meritati ascolti, in tutta Italia. Massimo volume, insomma, per gli Zerovolume. (Andrea Rossi)