BEABALEARI  "Nei sogni non si muore"
   (2025 )

Beabaleari è il nome del duo composto da Diana Tejera e Beatrice Tomassetti, e ci propongono un leggero pop condito da testi sobriamente ironici.

Uscito per Maqueta Records, l'album “Nei sogni non si muore” inizia e finisce con il desiderio di sorprendersi, aprendosi con “La meraviglia” (“Daresti tutto quello che hai per un particolare che ti meraviglia, i capelli allungati dal vento in quel preciso momento […] se un gesto un odore un'imperfezione promettono stupore, magari una passione”) e chiudendosi con “Meglio se Baleari” (“Non voglio sentire niente che non sia intelligente, che non sia irriverente, che sia poco importante”).

Seguono immagini quotidiane sulle quali scherzare, e dallo scherzo partono le riflessioni. Come ad esempio ne “Il mio compleanno”: “Sono le 9.30, lo sono già da un po'. L'orologio è rotto ed io lo so. Ma gli credo ogni volta in fondo, perché no. Il tempo cos'è del resto? Una convenzione, un treno perso alla stazione (…) il cane non capisce la differenza, tra un anno un'ora o un giorno della mia assenza”.

“Itaca è il divano” invece cerca il contrasto tra viaggi immaginari e la voglia di stare fermi sul sofà. Nel flusso di pensieri si continua a giocare: “Ho deciso che cambio segno zodiacale, sarò un nuovo animale che nessuno guarda male. Oggi sono procione”.

Sempre in questo sguardo domestico dal divano, “Archeologie plastiche” fa pensare a montagne di oggetti accumulate e mai buttate: “Cose che vuoi e non vuoi più, cose che sai e non sai più, cose che sopravvivono tra me e te. Cose che orbitano su di noi, vagano inutili sopra di noi, cose che sopravvivono a me e te. Chiavi che non aprono più niente, chiuse in un cassetto della mente, cose che sopravvivono. Mentre l'universo si espande io resto qui non faccio niente, nel desiderio costante di rimandare il presente”.

Gli arrangiamenti restano sempre su un synth pop abbastanza anonimo, ma ogni tanto viene aggiunta qualche distorsione, come su “Io non amo la fine”, con la paura dell'oblio a cui non arriviamo mai preparati: “Cerco delle risposte a domande complesse che io formulo male”.

Una ritmica di chitarra acustica accompagna “Dove si nascondono i megalodonti”, aprendo la fase acquatica dell'album. Qui le Beabaleari pensano che i giganteschi squali preistorici vivessero tranquilli, portando le loro cinquanta tonnellate in giro per gli abissi marini.

Il Sistema Solare diventa protagonista in “Come l'acqua sulla luna”, incrociando l'umana ricerca di senso con la cosmologia: “Se il destino non esiste, dimmi, che importanza ha? […] se fossi Plutone che disperazione ma non ti crucciare, ho il sistema solare”.

“Polpo di fulmine” si immagina la vita sentimentale del mollusco: “Col terzo cuore è un po' più facile lasciarsi andare e poi ricominciare senza farsi troppo male […] Non è facile dividersi fra tre cuori e nove amori ma l'ho fatto fino a ieri”.

E prima del finale, il duo si domanda “Come dorme un pesce”: “Costretto in mezzo al mare, che proprio mai non smette di nuotare. E poi chissà se ha voglia di nuotare, che cosa fa se smette? Non può neanche affogare”. Il pesce dorme ad occhi aperti, così come sognano ad occhi aperti le Beabaleari, perché “Nei sogni non si muore”, come cantano, sognando sul divano, il loro pop spensierato. (Gilberto Ongaro)