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LINDSAY ANDERSON "Forgiving"
(2025 )
“Gianna Gianna Gianna non cercava il suo Pigmalione”. Mi torna spesso in mente questo celebre verso di Rino Gaetano che, per come lo interpreto, mi sorprende, forse perché scritto da un uomo.
Pigmalione è il mitico scultore greco che si innamora della propria statua, dopo averla plasmata secondo i propri desideri. Gianna invece non cerca un uomo che la definisca: si definisce da sola, stabilisce qual è la cifra della propria identità. Tanto per ricordare ancora una volta quanto Rino Gaetano scrivesse dal futuro... Altro che nonsense.
Perché ho citato questo verso? Perché il nuovo lavoro della cantautrice Lindsay Anderson, “Forgiving”, uscito per Unlabeled Records, prende ispirazione dalla vita e dalle opere della pittrice e scrittrice Leonora Carrington, donna dallo spirito ribelle che a 19 anni è diventata compagna del pittore Max Ernst, all'epoca 46enne. Carrington sviluppa uno stile personale e dalla natia Inghilterra passerà una vita travagliata in giro per il mondo, dal Sudafrica al Messico.
Lo snodo centrale da cui parte Anderson è l'autobiografia di Carrington “Down Below”, in cui la pittrice racconta il suo periodo rinchiusa in manicomio in Spagna. È risaputo che le donne che avevano il coraggio di definire sé stesse, sfidando le convenzioni dell'epoca, venissero spesso diagnosticate pazze per essere messe a tacere.
Anderson costruisce un album etereo, fatto di canzoni dalla stoffa onirica, come i quadri di Carrington, utilizzando come ambientazione letteraria quella di Alice nel Paese delle Meraviglie. Il riferimento non è però al romanzo più famoso di Lewis Carroll, bensì ad “Alice Underworld”, la versione precedente e più inquietante. Il Paese delle Meraviglie risulta distorto, rappresentando una versione affine a quella gotica del videogioco “Alice: Madness Returns” (cercate qualche immagine e vi sarà subito chiaro).
“Last Show” apre il disco con un incedere statico di batteria e su due accordi di pianoforte ipnotici. “The Wolf” entra nel mistero ed è accompagnata da un videoclip dove è chiara l'intenzione di parlare di identità, fluidità e libertà.
Un tenebroso arpeggio di piano elettrico ci trasporta in “AWOL”, dove ci si addentra sempre più in un mondo interiore, per poi a sorpresa cambiare mood nel brano successivo: “Transmitted to the Underworld” è cantata su una chitarra acustica in levare “all'italiana” (di quelle che di solito troviamo nelle canzoni siciliane, o in sottofondo alle pubblicità della pastasciutta...), che in questo contesto si fa particolarmente straniante.
Fluttuiamo ancora in “Recollections” (che significa “capacità di ricordare”), tra arpeggi sintetici e interventi di flauto, mentre “No Place For Me” concede un leggero tappeto percussivo, ma resta comunque un brano dilatato. “Down Below”, che abbiamo capito essere un titolo significativo, introduce una chitarra elettrica distorta ed è l'unica eccezione rock del disco.
“Map Room” e “Less Scared” poi accentuano il loro carattere aritmico e “disperso”, che disorienta in un panorama sonoro aperto e disteso. Con “Release Me”, la batteria avvia un ritmo soffice ma rapido, che incalza nel crescendo vocale. “Narcissus” è un brano piano e voce che forse è l'apice di intensità interpretativa, un racconto mozzafiato.
“Wild Love” si interroga sull'amore che è stato, dove entrambi i protagonisti non intendevano farsi del male, ma è successo: “I didn't want to hurt you at all […] you didn't want to hurt me at all […] was it wild, wild, wild love?”. E il pensiero torna all'iconica coppia surrealista, che Anderson mette in scena dando risalto a Leonora Carrington, alla sua volontà e alla sua identità, che ispira la stessa cantautrice a definire la propria, e di rimbalzo invita anche le ascoltatrici a fare altrettanto. (Gilberto Ongaro)