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PAOLO PIERETTO "La gente vuole pezzi semplici (comizi musicali)"
(2025 )
Paolo Pieretto torna dopo dieci anni con un disco che non chiede permesso: “La gente vuole pezzi semplici” è un pugno sul tavolo, un album politico nel senso più umano (e quindi scomodo) del termine.
Un autoritratto lucido di chi ha deciso che la forma canzone può ancora essere un’arma, anche quando spara a salve nel mondo distratto della musica di oggi.
Il viaggio si apre con “Questa vita in mezzo ai denti”, brano manifesto in cui Paolo Pieretto spoglia ogni difesa e racconta la fragilità, il fallimento, la libertà che arriva quando non devi più compiacere nessuno. È l’introduzione perfetta a un disco che non finge, non accarezza: morde.
Subito dopo arriva “SINGOLO (La gente vuole pezzi semplici)”, con la voce di Laura Formenti: un dialogo tra artista e “ la discografica 2.0”, che è anche un j’accuse al music business attuale, ormai più interessato agli algoritmi che agli esseri umani.
“Buonanotte Zombie” è tra i pezzi più feroci: una società anestetizzata, che applaude invece di indignarsi. L’artista non risparmia niente e nessuno, nemmeno sé stesso. Con “Schwa” il tono si fa più ironico, ma la satira colpisce dritta il centro e lo fa giocando tra boomer, Postalmarket, Drive-In e un gusto volutamente rozzo alla Vasco anni ’80.
Cambia l’atmosfera con “Braies”, riflessione pungente sul conformismo travestito da anticonformismo ai tempi dei social: tutti alternativi nello stesso identico luogo, con lo stesso identico hashtag.
La seconda metà del disco vira verso una critica più ampia e politica: “Faccio solo il mio lavoro” è una delle tracce più dure, mentre “Il fannullone” ribalta con intelligenza la retorica del lavoro come valore identitario.
Chiude “Magari domani”, un monologo che vale da solo l’ascolto: uno sfogo lucido sulla “normalità” a cui siamo tornati, come se il 2020 non ci avesse insegnato nulla.
“La gente vuole pezzi semplici” non è un disco accomodante: è un disco necessario. Paolo Pieretto non si preoccupa di piacere, ma di dire. E nel panorama musicale di oggi, già questo è un atto rivoluzionario. (Sara Stella)