myLASERDOG  "Cuori & croci luminose anche occasionali "
   (2025 )

Mentre ascoltavo “Circo Fantasma”, opener e primo singolo estratto da “Cuori & Croci Luminose anche Occasionali”, debutto sotto il moniker myLASERDOG del rocker fiorentino MONROE (da lungo tempo attivo in svariati progetti), ho pensato che, se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, questo doveva essere un gran bel disco.

Nove tracce per (R)esisto, con la produzione artistica di Massimiliano Lambertini e Michele Guberti, segnano il perimetro di un album che riserva più di un motivo di interesse, gradite sorprese, trovate convincenti: con la nonchalance del veterano, il nostro azzecca una nutrita serie di ganci, ritornelloni, riff, boutade assortite, accoppiando a spinose suggestioni Afterhours il piglio visionario e surreale di Edda (“La Dott.ssa Cavallo”), il tutto condito da un misto di amarezza e fosca depressione, in un registro vocale oscillante tra risentimento, beffa e sdegno.

Ne esce una piccola bomba di trentaquattro minuti tesi e centrati, musica aspra a tratti, melodiosa quando vuole (“Mai più sorriderò”), corretta psych (“Roulette”), cattivella ma triste, intrigante e imprevedibile, un insolito connubio di indie d’antan e cantautorato malaticcio, ordinario disagio convogliato in storie di inevitabile fallimento e guai quotidiani (“La Macchina di Latta”), linfa di un lavoro dolente ed afflitto, esplicito e diretto, schiettamente disilluso.

Disincantata, avvilita dichiarazione di resa, mostra in piena luce lo scheletro di un’esistenza spoglia ed essenziale, incanalata verso un’assodata precarietà, una vita qualsiasi corredata di minuzie elevate a sistema (“Double-Cheese Deluxe”), di abituale desolazione (“Lunar Park”), di fatalismo e sinistri presagi (“Situazioni”).

Disco ingannevole che si offre a plurime letture ed interpretazioni, nasconde i palpiti di un’anima sofferente dietro il paravento di un rock accomodante, chiudendo in bilico, tra ferite aperte e residue speranze, sull’elettricità nervosa di “Sereno come il cielo”, invocazione a sé stesso, al nulla, ad un futuro che non promette affatto bene. (Manuel Maverna)