PINK FLOYD  "Wish you were here (50th anniversary edition)"
   (2025 )

Volevo partire con una stroncatura. Basta cofanetti di Natale, basta anniversari, basta riedizioni sornione fatte per spillare soldi ai fans. Viva il Grinch.

Li trovi anche nella stazione Centrale di Milano, i pannelli audiovideo di pubblicità di questa ennesima caterva di specchietti per le allodole che sono i fans, ossia l'ennesima, immersiva, imperdibile, spettacolare versione deluxe di ''Wish You Were Here''.

Mezzo secolo tondo, da quell'album che segnò l'inizio del declino della band inversamente proporzionale a un successo planetario. Un requiem bluesy frutto di una crisi creativa successiva all'apice indiscusse che fu ''The Dark side of the moon'', per l'amico che non c'era più e che poteva fare la differenza e la fece a suo modo. Syd Barrett.

Volevo stroncare ma non ce la faccio.

Sarà l'età. Sarà che, anche se mi tengo stretto il mio cofanetto di questo album rimasterizzato in DSD ossia in formato Sacd, e non mi serve questa ennesima versione, occorre guardare comunque con rispetto questa nuova uscita, perché se si ascoltano con attenzione certe versioni alternative o demo, si capisce, ora più che mai data la versione definitiva che ce le propone, quanto questa band sia stata, oltre che fondamentale, anche un gruppo di abili artigiani del suono, sperimentatori, per tantissimi aspetti avanti anni luce.

Dei Kubrick del rock, su cui è giusto e sacrosanto meditare ancora oggi al netto delle trovate commerciali. Tanto questa sarà l'ultima, per il 2027 ci sarà il 50mo di ''Animals'' ma è già uscita la versione remix, poi nel 2029 il 50mo di ''The wall'' ma abbiamo già dato con varie versioni immersive che ne raccontano la costruzione tra demo e altro.

Mancano i live, e questo cofanetto di ''Wish'' ce ne restituisce alcuni preziosi. Con "Raving and drooling" che sarà la primitiva versione di ''Sheep'' per ''Animals'' di due anni dopo. Tutta roba che il floydiano doc conosce a memoria, e non gli andrebbe propinata la versione lunga ossia incollata di "Shine on" per attrarlo.

Certo è che un regalo di Natale così, anche il meno avvezzo ai Floyd se lo meriterebbe. Deve meritarselo, come Bignami di una pagina di storia del rock imprescindibile e irripetibile, puro revival anni Settanta anche nei suoi risvolti più melensi e melodrammatici, con la presenza di Waters ormai dominante in mancanza di altre ispirazioni creative, e un robusta e assolutamente inimitabile base strumentale dovuta a quel mai troppo osannato duo formato da Gilmour e Wright.

Buon ascolto e buon anno. Voto 10 e lode. (Lorenzo Morandotti)