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THE NIRO "La nascita"
(2025 )
Il cantautore Davide Combusti, in arte The Niro, ha avuto bisogno di vivere un periodo di isolamento per ritrovarsi; da quella solitudine ha preso vita “La Nascita”, il nuovo album uscito per EsorDisco e distribuito da AudioGlobe.
Batteria, basso, chitarra, tastiere, voce: The Niro suona tutti gli strumenti del disco e ha deciso anche di produrlo da sé. Ne esce un lavoro in cui il sound è quello di un pop d'autore internazionale, con i testi che si alternano tra inglese e italiano.
Il viaggio introspettivo viene restituito con una certa leggerezza musicale, una morbidezza sia di chitarra che vocale, e questa leggerezza smussa riflessioni e impressioni. “La nascita”, titletrack nonché brano d'apertura dell'album, procede come un post rock, su tempo andante e con un crescendo gentile, che non sfocia in distorsioni abrasive ma in una forza che mantiene una certa delicatezza.
L'atto di prendere vita arriva dove solitamente ci si immagina una fine, e viceversa: “Dal tramonto io nascerò. Dalla pura cenere, dalle terre aride. Io vivrò dalla polvere e troverò l'amore da un addio (…) dall'alba sparirò”. Una chitarra in levare accompagna “Nessun rimpianto”, che non è la cover degli 883 bensì una “road song” (come i road movie), che segue il cuore corsaro dell'autore: “Correrò, alla ricerca della simmetria col mondo. Visiterò nuove città ed amerò ogni follia, di ogni amore io mi nutrirò”.
Con “So Odd” iniziano le canzoni nella lingua d'Albione, dove The Niro racconta la sua difficoltà nel trovare uno spazio e un tempo dove poter contemplare in solitudine: “There's no time to fall and feel the loneliness”.
Questo spazio e questo tempo se li è ritagliati per produrre il disco, e fra i pensieri è emersa un'osservazione sociale, a proposito dell'assenza di empatia. The Niro non si sottrae allo sguardo, anch'egli a volte ferisce senza rendersene conto, così canta in prima persona: “I lie to everyone (…) my lovely misery, so why you left so angry?”. Questo in “Bergman”, pezzo dal curioso tempo di 5/8.
Osservarsi per lungo tempo può far scoprire di non conoscersi abbastanza, e viene fuori in “My Desires”: “I didn't know my desires”. Un po' di rancore verso una persona esce in “Tarantola”, ma non musicalmente. The Niro resta melodico nel raccontare che “Una tarantola sei, e non mi libererai. Vivi di notte perché tu non sai dire mai la verità”.
Il sound acustico prosegue in “I Have A Dream”, mentre si accende in “Borderline”, dove si ritorna su difficoltà relazionali date da disturbi di personalità: “You make me laugh, 'cause I'm a borderline (…) fuck to my pain, fuck to my tears, fuck to my blame, fuck to my dears”.
“Amsterdam” descrive affascinato i movimenti di una pole dancer vista in Olanda. L'accensione del desiderio aumentava il senso di solitudine. “Shivers on your skin (…) sensuality, I feel alive, I feel alone”. In questa Odissea interiore, The Niro chiama la penultima canzone “Ulisse”, dove cerca un punto di riferimento che dia forma alla sua identità (“Senza un porto cosa resta di me?”).
Forse è a causa di questo sentirsi apolide che il cantautore romano sceglie come luogo per il videoclip della canzone il Parco degli Acquedotti, che noi non-romani conosciamo grazie al film “La grande bellezza”, dove un'improbabile artista che sentiva “le vibbrazzioni” dava una capocciata agli archi storici. Un posto forse familiare per The Niro, un porto fatto d'erba che lo fa sentire a casa.
Voce e chitarra riverberata chiudono l'album con “Rainy Days”, dove The Niro desidera giorni soleggiati: “Rainy days look like tears (…) cloudy days look like a mess (…) Dream my sunny days, where I can live at the floor”. Questo desiderio è personale ma ci possiamo rispecchiare un po' tutti. “La Nascita” è un disco intimo e personale, trainato però da sound di facile presa che lo rende fruibile. (Gilberto Ongaro)