![]()
AFROQUIESA ORCHESTRA "C'è sempre tempo per l'amore"
(2025 )
Dal nome, gli AfroQuiesa Orchestra suggeriscono di essere un collettivo di musicisti afrobeat provenienti dal Ghana. Indoviniamo che sono in tanti, nove musicisti, che tra le loro influenze c'è l'afrobeat, ma in realtà... sono musicisti della Versilia!
Il loro sound è un'esplosiva miscela di funk, rock, jazz, afrobeat e riferimenti alle musiche dei poliziotteschi anni '70. Nell'album “C'è sempre tempo per l'amore”, uscito per Blue Mama Records, tutti questi elementi si palesano fin dalla prima traccia, “Marrageisha”, con un tema à la Yuji Ohno (colui che ha scritto le musiche per Lupin III, per capirci), sopra un frenetico ritmo di batteria da drum'n'bass.
Gli ascoltatori che siano anche musicisti hanno di che godere: poliritmie, ritmi sincopati, fantasia, e tanta energia. I fiati (tromba, trombone, flicorno, eufonio, sax) ricordano a momenti i Brass Against The Machine, come in “Soda caustica”. La roboante energia viene arrotondata in “Caipiroska”, brano dall'intenzione vagamente lounge che strizza l'occhio a Piero Umiliani.
La titletrack è un funky che presenta due cambi repentini di fila: un bridge che rallenta i BPM, per un tempo col charlie in levare e una situazione soft, che poi lascia spazio ad un altro tempo lento ma dal sound heavy. Per poi tornare al funky iniziale. Pura libertà e fantasia.
“7 MOKKOLI” è sorretta da un riff di chitarra elettrica in 7/8, mentre “Onda quadra” lascia spazio agli assoli di tastiera. Il breve intermezzo “S'era detto senza moccoli” è un'improvvisazione noise su base lo-fi, un hip hop strumentale che ricorda le atmosfere soultronica di certi video “per studiare” di YouTube, ma di sicuro meno funzionale alla concentrazione... perché l'attenzione la cattura!
Altro gioiellino che i musicisti applaudiranno è “PNC”: mentre un tema fulminante viene suonato all'unisono da tutti i fiati, la tastiera insiste per tutto il tempo a suonare degli accordi con una ritmica terzinata in contrasto col tempo degli altri. La chitarra si inerpica in un assolo distorto, ma non c'è verso, il tastierista va per la sua strada diversa e poliritmica. Con mia sorpresa, verso la fine del brano la band "dà ragione" al tastierista e inizia ad adeguare il suo ritmo a lui!
“Martedì” è un brano più morbido, e contiene quelle leggendarie “sgocciolate di tastiera” (tradotto: arpeggi discendenti di piano elettrico, che sembrano delle cascate di note, tanto rilassanti). Carino anche il titolo: ci sono più canzoni dedicate al sabato, alla domenica o al lunedì, ma poche al secondo giorno della settimana!
L'album si chiude col pezzo dall'esilarante titolo “Ma perché non mi lasci in pace?”, un'ultima sferzata funky, di cui però oltre al ritmo, ci sono da sottolineare le progressioni armoniche non scontate.
I brani sono tutti strumentali, quindi non ci sono testi a cui aggrapparmi per concludere con qualche pensiero filosofico. Ma in questo caso, la musica parla da sola: è un'enorme festa per tutti! (Gilberto Ongaro)