PIPPO POLLINA  "Fra guerra e pace"
   (2025 )

Il 5 dicembre 2025 è uscito per Jazzhaus Records/Storiedinote l’album “Fra guerra e pace”, nel quale il cantautore Pippo Pollina – affiancato in alcuni brani dai suoi figli Julian Pollina (“Faber”) e Madlaina Pollina – trasmette al pubblico ascoltatore la sua visione artistica su degli avvenimenti politico-sociali di attualità, senza però trascurare i temi esistenziali più generici che prescindono dal periodo storico.

Il disco è stato anticipato dall’uscita, il 14 novembre 2025, del singolo “La notte dei cristalli”, il cui video è disponibile su YouTube e vede i tre cantanti esibirsi per la prima volta insieme, con un brano-dichiarazione politica ispirato al tragico evento storico del 1938 che segnò l’inizio delle persecuzioni naziste.

Gli artisti presenteranno l’album anche in più di 130 concerti facenti parte di un tour che avrà inizio il 13 gennaio 2026 e toccherà 10 Paesi europei, arrivando in primavera in 6 città italiane del Centro-Nord.

Originario di Palermo, Pippo Pollina si dedica fin da giovanissimo (1979) agli studi di chitarra classica e di teoria musicale, esordendo insieme agli Agricantus, gruppo di ricerca popolare legato alle tradizioni dell’America Latina e dell’Italia Meridionale. Al contempo collabora con il mensile antimafia I Siciliani diretto da Giuseppe Fava, giornalista e scrittore assassinato dalla mafia nel 1984.

Le costrizioni e la mancanza di prospettive lo obbligano nel 1985 a lasciare l’Italia e a partire per un viaggio senza precisa meta in cui fa conoscere il suo potenziale artistico su diversi palchi dell’Europa occidentale. Collabora negli anni successivi con artisti di fama internazionale, come Konstantin Wecker, Georges Moustaki, Franco Battiato, Nada, Inti-Illimani, esibendosi in più di 4000 concerti nell’area di lingua tedesca e incidendo ben 24 dischi prima di “Fra guerra e pace”.

In un’intervista rilasciata per il Quotidiano Nazionale, alla domanda su come mai ha deciso di interrompere l’esperienza artistica con gli Agricantus, Pollina risponde: “Perché mi stava stretta e perché fin dall’inizio avvertivo che il mondo delle tradizioni popolari e poi quello della musica etnica non riuscivano a coprire del tutto quelle che erano le mie esigenze conoscitive, anche le mie curiosità: avevo desiderio di confrontarmi con l’Europa delle culture e quindi scrivere anche di mio pugno dei testi, per esempio in italiano. Avevo l’esigenza di allontanarmi non solo dalla lingua siciliana come espressione linguistica, ma di avvicinarmi anche ad altri idiomi”.

Noi invece riteniamo che l’identità siciliana – dalla quale il musicista ha fatto degli immensi sforzi per allontanarsi – costituisca in realtà una ricchezza da custodire con rispetto, che molto probabilmente ha lasciato una non trascurabile impronta positiva nel suo stile personale e cantautorale.

La possibilità di guardare l’Italia da lontano ha comunque reso più oggettiva la sua prospettiva sul panorama musicale italiano attuale. Per La Presse, Pollina dichiara che in Italia “la canzone d’autore è scomparsa a partire dalla seconda metà degli anni ‘80” e che “la musica in Italia è morta” a causa di un sistema che lascia “poco spazio alle diversità”.

Alla domanda sul Festival di Sanremo, il cantautore risponde: “Se guardo Sanremo? Non mi interessa. Non ha niente a che fare con la musica”. Ed è difficile dargli torto...

Fin dal primo ascolto dell’album, colpisce per semplicità e purezza il sesto brano intitolato “Lava la pioggia”, in cui la melodia fluida e profonda eseguita con la voce viene armoniosamente accompagnata con la chitarra classica a cui si aggiungono in un secondo momento percussioni e fiati di legno.

Il testo, formato da versi corti e decisi, fa riferimento alla purificazione dell’anima (“Lava la pioggia e toglie/ Peccati e voglie,/ La falsa pietà”) e richiama all’attenzione il problema del consumismo e le logiche del mercato che in gran parte hanno sostituito la fede; si parla a un certo punto del “Dio denaro/ Che spara a zero/ Su quello vero”.

La chitarra classica accompagna anche l’ottava canzone, dal titolo “Il fiume”. Dalla sua base strumentale fa parte il suono registrato di un vero fiume che scorre, procedimento artistico per niente fuori luogo e ben integrato nello schema generale del brano. Come in “Lava la pioggia”, anche qui l’acqua fa da protagonista del testo poetico, però con un significato diverso… Probabilmente si tratta dello scorrere implacabile del tempo e del desiderio mai esaudito che alimenta la motivazione per continuare a vivere: “E ti avrò,/ Semmai ti avrò,/ Ombra di un istante…”.

Viene invece introdotto dalla chitarra elettrica il brano intitolato “Questo tempo insieme”, il settimo nell’ordine del disco, vero e proprio inno alla condivisione: la parola “insieme” si potrebbe riferire all’idea di famiglia (non a caso la canzone viene cantata insieme ai due figli), ma può essere intesa anche nell’accezione più larga dell’intera umanità.

Fra le tre voci, nel brano si distingue soprattutto quella della figlia Madlaina, con un timbro di una casta intimità… una voce “che profuma di pane appena fatto in casa”, come la cantante stessa dice in uno dei versi della canzone. Non manca il riferimento al Maestrale, così come in un altro brano del disco (“Il volo del colibrì”) viene nominato il Libeccio: ricordi di una terra di navigatori che l’autore porta sempre dentro sé, pur vivendo da molti anni in Svizzera.

La voce di Madlaina si nota anche nel singolo che ha anticipato l’album, “La notte dei cristalli”. Il riferimento che il testo fa all’orrore nazista è piuttosto celato dietro ai riferimenti alla mitologia greca (Medea, Perseo) e forse poco accessibile all’ascoltatore di medio livello culturale… Tuttavia, basta una ricerca internet riguardante il titolo del brano, per capire che si tratta di una delle pagine più oscure della storia recente.

E non si può trascurare il posizionamento del brano “La notte dei cristalli” sul disco, di proposito messo proprio vicino alla canzone “Free Palestina”: “Guarda questi occhi neri, guardali bene,/Quello che hanno visto, cosa hanno da raccontare”, recita il ritornello, mentre l’autore – in una delle presentazioni che fa al brano “La notte dei cristalli” – accenna a “questo tempo sbandato in cui il governo di Israele ha assunto una politica gravemente aggressiva nei confronti del popolo palestinese, dimenticando, paradossalmente, ciò che gli ebrei avevano subito appena ottanta anni fa”.

La musica deve sporcarsi le mani”, dice Pollina nell’intervista rilasciata per il Quotidiano Nazionale. E infatti, è fra i pochi coraggiosi artisti che finora si sono presi l’impegno di scrivere un testo anche sul conflitto russo-ucraino: si tratta della canzone “Fra i petali del girasole”, nella quale per mezzo del protagonista (un militare ucraino in licenza che si rivolge alla sua ragazza), esprime poeticamente l’opinione per cui il riarmo e la continuazione di “questa guerra inutile” non è a favore dell’Ucraina e del suo popolo…

“Viaggeremo liberi nel mondo” e “Si mangerà la kutia a Natale” sono solo due delle immagini che nella canzone incarnano il desiderio di pace delle persone comuni, di cui il cantautore si vuole fare portavoce.

Due dei brani, il nono e il decimo, sono invece dedicati a due personalità della storia recente, che in due luoghi diversi del Pianeta e in due diversi periodi hanno silenziosamente combattuto per la Verità: “Hasta siempre” è un caldo e rispettoso addio a José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay, mentre “Rosabianca” – il cui titolo s’ispira alla Rosa Bianca, gruppo di studenti universitari antinazisti attivo in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale – si riferisce a Sophie Scholl, una giovane cattolica che nel 1943 fu ghigliottinata all’età di soli 22 anni insieme al fratello maggiore Hans (nella canzone chiamato con l’equivalente italiano “Giovanni”) e all’amico Cristoph Probst, per aver svolto attività politica contraria al regime nazista.

Brani di grande forza sono anche “Vigolais” e “Il volo del colibrì” che introducono l’album, entrambi con testi poetici scritti in prima persona singolare (in un certo senso autobiografici) e con dei ritmi e arrangiamenti strumentali sobri ed eleganti, quasi sinfonici.

Il significato della parola “vigolais” non è immediato, ma sembra c’entri col verbo “vegliare” o “vigilare”: un padre che si sta preparando per “salutarvi in punta di piedi”, avendo cura di trasmettere ai figli il dovere morale di continuare la sua veglia. Per chi ascolta il brano con attenzione, è interessante osservare che – nonostante il ritmo della canzone sia quello di un classico valzer – nel testo a un certo punto viene detto “Ed azzardo una mossa da solo/Un passo di mambo”… Sarà forse il mambo ballato da solo una metafora per riferirsi al pensiero coraggioso e non omologato…?

Anche “Il volo del colibrì” vuole trasmettere un messaggio intergenerazionale e il testo sembra focalizzato sulla caratteristica di tale volo: “Nel volo il colibrì/ Si ferma in mezzo al cielo”… L’idea del fermarsi in mezzo al cielo viene spiegata dall’autore in diverse interviste come espressione metaforica della necessità che i genitori limitino la propria influenza nelle vite dei figli, lasciando ai giovani la libertà di imparare dalle loro esperienze dirette.

Conclude l’album “Piccola canzone per noi”, pezzo dalle caratteristiche classiche – con tanto di pianoforte, archi e ottoni – che fa pensare alla stretta collaborazione del cantautore con le orchestre sinfoniche (ultimamente con l’Orchestra Sinfonica Giovanile della Svizzera) e il cui testo ci lascia con un soffio di speranza nel cuore: “Qualcosa vola nel vento e ci raggiunge accanto”, viene detto nel ritornello.

Per la redazione di ANSA, Pippo Pollina spiega così la funzione sociale del suo album: “Componimenti che raccontano fatti di storia o sentimenti umani che ebbero luogo un tempo, o che descrivono le emozioni attuali di chi, sfortunatamente, convive con la morte tutti i giorni con animo fiero o rassegnato. A loro è dedicata quest’opera”. (Magda Vasilescu)