THE MELVINS  "Stoner witch"
   (1994 )

I Melvins sono inventori di un genere tutto loro, denominato sludge metal (“metal del fango”) che riunisce ed anticipa il grunge (i Melvins collaboreranno con gli stessi Nirvana), l’hardcore-punk, lo stoner e il doom metal. Al di là di inutili classificazioni, la musica di questo gruppo è a suo modo geniale. Geniale perché innovativa, e a suo modo perché risulta spesso molto difficile da ascoltare, a causa delle “pesanti” sperimentazioni provate da King Buzzo (chitarra e voce) e soci. Sperimentazioni che si fanno sentire molto in “Stoner Witch”, album che si colloca un po’ a metà carriera dopo il successo di “Houdini”. Nella prima parte del disco, comunque, è il suono tipico dei Melvins a fare da padrone: un suono pesante e composto da una batteria devastante, un basso martellante e una chitarra distorta e potente. “Sweet willy rollbar” è un pezzo di energia adrenalinica, che farebbe alzare a chiunque il volume dello stereo di almeno un paio di tacche! Segue poi “Revolve”, altra canzone dal ritmo incessantemente estenuante che si conclude con uno splendido assolo armonico di chitarra. I toni armonici e soffusi, frutto di sperimentazioni abbastanza inclassificabili, sono anche quelli di “Shevil”, canzone lenta e rarefatta, o della finale “Lividity”, costruita su una suggestiva base di basso che si ripete per circa nove minuti, che richiama la precedente “Goose freight train”, molto ben fatta e dal ritmo semplice e ripetuto. Tra le altre canzoni spiccano “Roadbull”, che alterna momenti hard rock ad altri più malinconici, passando poi ad una specie di fanfara estremamente profonda e coinvolgente, e “Magic pig detector”, dove il tipico suono ruvido e possente esplode con un’ottima partitura di chitarra dopo circa tre minuti di pura e semplice sperimentazione di suoni cupi e metallici. Insomma, un disco molto interessante che non deluderà gli appassionati di sonorità grunge/hardcore, ma nemmeno i curiosi amanti di musica alternativa, anche se un po’ pesante. (Federico Pozzoni)