CRISTINA D'AVENA  "Kiss me Licia"
   (1985 )

Parliamoci chiaro. Se siete nati a cavallo tra i '60 e i '70, non potete non essere d'accordo con me, e d'altra parte le classifiche dell'epoca parlavano chiaro, come il fatto che, al giorno d'oggi, i collezionisti facciano a botte per i 45 giri di cui si parla. Erano le sigle dei cartoni animati, da "Heidi" in poi: roba fatta da ultraprofessionisti (c'era Roberto Vecchioni dietro "Barbapapà", o un Fabio Concato ai cori di "Goldrake") e che spesso rendeva difficile capire chi copiasse chi. Un esempio? Prendete "Anna dai capelli rossi" e "Rivers of Babylon" dei Boney M, tanto per intendere. Arrangiamenti in stile rock da stadio - una "Daitan 3" avrebbe fatto furore nelle rockdisco per i successivi 20 anni - o in perfetto genere discomusic, tanto che una "Shooting star", addirittura declassata a blando lato B di "Si trasforma in un razzo missile", aveva un giro di basso e una atmosfera per cui perfino i Tangerine Dream avrebbero dato via un rene. Testi ovviamente da bambini su musiche assolutamente sopraffine: non per niente, Claudio Baglioni ai tempi di "Anima mia" pontificò che "togliete i testi di queste canzoncine e mettetene di adulti, tenete gli arrangiamenti, e avrete roba da U2". Le hit parade erano piene di "Remi", o di "Jeeg" (con l'atroce leggenda metropolitana di un giovane Piero Pelù a urlare "cuore di un ragazzo che senza paura sempre lotterà"), e i bambini infilavano nei loro maledetti "mangiadischi" - che, per intendere, non facevano MAI partire la canzone dall'inizio, ma si mangiavano i primi 15 secondi - le "Candy Candy" dell'occasione, scoprendo poi che c'era di solito una seconda strofa, elisa dalla televisione. Poi arrivò lei. Tanto amata dai fratelli minori di chi pogava "Ufo robot" quanto odiata da chi vedeva in lei l'appiattimento dei valori di un tempo. Cristina D'Avena, partendo dai Puffi, divenne la voce ufficiale di tutte le sigle dei cartoni animati che passavano su Canale 5 e Italia 1, spesso ricantando cose che erano già entrate nell'immaginario collettivo (una "Dolce Candy" da diabete, pensando al quasi country "Candy è poesia"). Gli arrangiamenti divennero filastrocche insulse, e la produzione di centomila sigle all'anno fece perdere, inequivocabilmente, la qualità. Si salva però questo: un cartone animato dedicato alla musica, con i Beehive che divennero quasi rockstar virtuali in tempi ben preistorici rispetto a "Second life" e simili: la lotta tra chi preferiva Mirko o Satomi, il biondo con il ciuffo rosso (imitazione di John Taylor) o il lungocrinito dal bulbo viola, era quasi spasmodica come le lotte tra Duran e Spandau, e tutte si sentivano un po' Licia, in ballo tra due amori. Per la prima volta uscì un disco con tutte le musiche del cartone: c'erano dietro personaggi non da poco, con collaboratori di Ramazzotti e dei New Trolls, per intenderci, e anche la voce dei Via Verdi (Remo Zito) a metterci del suo. Musichette simil rock, niente di particolare - anche se dai, "Kiss me kiss me Licia" l'abbiamo canticchiata tutti - ma, soprattutto, forse il primo disco mai comprato da tanti ragazzini nati alla fine dei '70. Correggetemi se sbaglio. (Enrico Faggiano)