FRANCO BATTIATO  "Orizzonti perduti"
   (1983 )

Eravamo ancora in epoca abbattiata. Un sondaggio televisivo diceva che Francuzzo era ancora molto, molto più popolare di Vasco Rossi e di tanti altri che giravano per l’etere, anche se era chiaro che il successo di “La voce del padrone” non era ripetibile. E, francamente, era anche difficile farlo, dato che si era andati a sei zeri, roba rara anche per l’epoca. Però Battiato non se ne curò, e trattò le vertigini d’alta quota senza problemi, continuando a fare le sue cose, anche se forse qualcuno gli chiedeva, insomma, di restare uomo da primo posto, senza se e senza ma. Con la sua solita formula, dischi corti e otto canzoni al massimo, “Orizzonti perduti” nasce con l’ennesimo hit diventato poi parte della storia della musica pop, “La stagione dell’amore”, roba per cui tanti altri darebbero un rene e la propria madre. “Mal d’Africa” e “Un’altra vita” sarebbero entrate poi in tutte le raccolte del Battiato uscite negli anni successivi, quando la lotta tra case discografiche iniziò a mettere negli scaffali dei negozi decine e decine di greatest hits a complicarne il curriculum. Il resto del disco cerca di affrancarsi un po’ dal forse eccesso elettronico del precedente “L’arca di Noè”, andando a toccare i soliti temi: meditazione, ironia (andatevi a leggere, oltre che a sentire, “La musica è stanca”), anche se la voglia del Maestro di non cadere nel clichè del ripetere la formula magica lo allontanò, un pochino, dalle radio. Nema problema, Francuzzo non sembrava porsi il problema delle classifiche, anche perché si sarebbe portato dietro un folto pubblico che lo avrebbe amato anche se si fosse messo a incidere lieder. Cosa che, peraltro, sarebbe avvenuta a breve. (Enrico Faggiano)