BOY GEORGE  "Sold"
   (1987 )

Venduto, disse. La sua storia, intanto, che veniva venduta ai gossippari di tutto il mondo: lo scioglimento dei Culture Club, l’amico morto per overdose in casa sua, una disintossicazione che lo riportò alla luce del sole, senza treccine, con capello corto e biondo platino. Un reggae lo avrebbe salvato, così come era stato per il boom di “Do you really want to hurt me”, e come sarebbe stato anni dopo per la reunion di “I just want to be loved”. Per tenerlo a galla ci fu una profusione di sforzi: autori che erano una garanzia (Lamont Dozier), promozione e la cover di “Everything I own” che, appunto, strizzava entrambi gli occhi a quella che era stata la hit che fece partire il tutto. Album commerciale, preconfezionato se ce n’è uno, che però parve riuscire a lanciare la nuova carriera solista del Boy. Effimera, però: il soggetto si era allontanato troppo da quello che era il gusto di chi, comunque, ne aveva adottato le stranezze. E vederlo andare in giro con una spilla di Nick Kamen, oltre a spaventare il ragazzo che si toglieva i jeans in lavanderia, poteva portarlo solo a farsi ridere dietro. La moda era passata, e anche lui, da grande, non avrebbe mai ben capito cosa fare. Cantante, DJ, discografico, attore, scrittore, paladino della comunità gay, spazzino (è vera anche questa). Tutto, sempre, con il ricordo della Cultura che fu. (Enrico Faggiano)