AIRPORTMAN  "Letters"
   (2008 )

Erano attesi al varco, i cuneesi Airportman per un nuovo lavoro. In questi tempi di musica "usa-e-getta", nei quali però, di contrasto, gli album sono sempre più dilatati nel tempo, la loro strana ed incuriosente regolarità (sette dischi in sette anni, nemmeno i cantautori dei tempi d'oro...) rappresenta un antidoto all'odierna pochezza di idee. Le loro musiche dolci ed oniriche, proprie dei cupi giorni di pioggia (come da titolo del loro album dello scorso anno), hanno destato parecchio interesse, anche per chi, come il sottoscritto (l'ho già ammesso in svariate occasioni) fa solitamente parecchia fatica ad approcciarsi ai lavori esclusivamente strumentali. Anche stavolta il grande lavoro di ricerca di Giovanni Risso, Marco Lamberti e Paolo Bergese ha prodotto un figlio legittimo, un'ostrica difficile da schiudere ma che, proprio per questo, una volta aperta non sarà più richiusa. Sia chiaro: se cercate ritmo e vitalità, è forse meglio orientare altrove i vostri interessi. Non è questo che forniscono gli Airportman, e nemmeno lo vogliono. Come scrivono nelle note di presentazione di questo nuovo disco, la loro musica è incontro, momento nel quale le loro note, sommesse e comunque compiute, incrociano le strade degli ascoltatori "come un ruscello che incontra nel suo percorso le radici di questo grande albero, e alle radici piega la sua strada, assecondandola". E per fare questo non occorrono parole, hanno ragione loro. E per chi, come il sottoscritto, fatica con le note pure e dure, abituato com'è alla necessità della voce umana? A questi consigliamo l'ascolto di "Trk #5" (i 9 brani contenuti in effetti non hanno titolo, se non, appunto, un mero numero): note sognanti e rilassanti, di cui le nostre orecchie, spesso, abbisognerebbero. (Andrea Rossi)