SUPER ELASTIC BUBBLE PLASTIC  "Chances"
   (2008 )

Qui si parla di consapevolezza, di verginità, e non ne diremo altro che non sia pura verità, scandita sillaba dopo sillaba, lettera dopo lettera. Con ''Chances'' i Super Elastic Bubble Plastic arrivano al fatidico terzo disco, il terzo capitolo del loro romanzo in cui si scopre che, in realtà, ad ordinare la strage di ''The Swindler'' (primo album pubblicato nel 2005) non fu ''Small Rooms'' (Aprile 2006), o meglio, non fu il solo a farlo. Il nuovo lavoro è attraversato da una lucidità che mai, nei dischi precedenti, era emersa in tutta la sua inarginabile crudezza e meraviglia. C’è qualcuno che osserva sullo sfondo e dimostra di saperne parecchio di ciò che accade da quelle parti. E’ come se tutto andasse a posto, una lente in pezzi vista alla moviola: schegge sparse che tornano a ricreare un’unità di intenti, sostanza, estetica, traiettorie, aspirazioni. La lente è la stessa attraverso la quale guarda chi osserva sullo sfondo. Ora tutto è a fuoco. E’ chiaro fin dal primo fendente di “Someone Nice To Kiss” che la band non ha ordito un’operazione di make up. Riafferma in pieno stile Super Elastic prima maniera, con dolente distacco, il racconto di un’occasione perduta. Meno caleidoscopico del precedente, “Chances” è un monolite di passione, autarchico si nutre di vita vissuta. Ognuno degli undici episodi dà conto di emozioni provate, messe addosso ad altri, talvolta personali, senza mai scadere nell’autoanalisi fine a sé stessa. Lucidi resoconti di come talvolta la vita ti scarti la carta buona davanti e di come chi sta seduto al tavolo non ne sappia, spesso, approfittare. “Like the Sea” è una vampa carnale, è l’estate che esplode. L’episodio più emozionale dell’intero album, che si regge su di un unico giro melodico incalzante e looppato. “Fake Queen”, il primo singolo, ancora passato e presente dei Sebp, ancora drumming serrato e voce di gola, ma è la produzione a battezzare il nuovo corso, in cui la band sperimenta in totale libertà, sulle armonie e sulla struttura. Una polaroid del qui e ora. “Chances” è un disco sfacciatamente sicuro di sé, vero e imperfetto. Per registrarlo la band ha deciso di fare tutto da sé, dalla scrittura alla registrazione, dal mixaggio alla produzione, rinunciando volontariamente alle cure di Giulio Ragno Favero, per vivere in maniera totalizzante quello che, probabilmente, è il loro lavoro di maggior spessore artistico. A partire da “New Personalities”, il registro delle liriche vira, l’amore riemerge a tratti in “Lover’s Heart”, meraviglioso esempio di quanto il Nick Cave di ''The Boatman’s Call'' abbia lasciato a casa Sebp, e in “What Else”, ma a rodere dentro è la desolazione a cui tutto, attorno, pare abbandonarsi. E’ il paternalismo della nuova destra, l’inettitudine dei neocon, il resto attorno che spaventa per vacuità, tutto questo ha sparso terrore, amplificato il senso d’insicurezza, creato mostri, allevato giovani squali che vanno a caccia di colleghi e clienti nella loro vasca, al decimo piano di un palazzo vetrato. Tutti sotto formalina, tutti intruppati dietro all’esempio di un edonismo che, altrove, è già finito miseramente nella polvere e che noi continuiamo a spacciarlo per elisir di lunga vita. “Mister. P”, “Travis”, “Young Shark” sono quanto di più esplicito la band potesse concepire a livello d’immaginario, nessuna possibilità di fraintendimento. Quest’ultima, in particolare, vive di una quiete sinistra e narcotica che deflagra in una delle aperture melodiche più riuscite e convincenti, un nuovo inno. L’album si chiude con una perla di assoluta classe, la suite collettiva di “A Tale from The Bottom”. I nostri hanno chiesto ad amici musicisti di farla propria e arrangiarla, scendendo ognuno nel profondo di quella voragine scura, che sta giusto sul fondo, per chiedere la rotta. Il risultato è un harmonium ansimante sul quale si riversano slide guitar, mandolini, ukulele, passaggi country in punta d’arpeggio, fiati dixieland e fisarmoniche. Un buon viatico per il futuro, un abbraccio, un patto di sangue. L’occasione colta per eccellenza. “Il Pasto Nudo è l’istante raggelato in cui si osserva quello che rimane sulla punta della forchetta”, disse Jack Kerouac al dottor Burroughs, suggerendogli il titolo sotto il quale raccogliere i suoi scritti. Allo stesso modo “Chances” guarda alle occasioni che la vita ti presenta, guarda torvo, sa di cosa parla, mai come ora la band ha chiaro il senso del proprio percorso.