MATRIOSKA  "La domenica mattina"
   (2002 )

I Matrioska sono un sestetto milanese attivo da oltre un decennio, nel corso del quale hanno conosciuto alterne fortune. Mai arrivati al successo popolare, in almeno un paio di occasioni sono giunti al limitar della notorietà senza riuscire ad afferrarla; la prima volta fu nel 2001 con il singolo “Che velocità” (da “Stralunatica”), la seconda un anno più tardi con la hit “La domenica mattina”, tratta dall’omonimo album. Cazzoni e scanzonati, hanno sempre proposto una contagiosa miscela di ritmi sostenuti - in larga parte di matrice ska -, testi che narrano di cotte giovanili, sbronze o vita scolastica e ritornelli spesso irresistibili. Inutile cercare spessore in brani che vivono della propria spensieratezza, allegri e leggeri, dieci tracce che non pretendono onori nè aspirano a grandi ribalte, trovando nella propria sbarazzina lievità la sola ragion d’essere. Da questo punto di vista, “La domenica mattina” rimane un disco – ebbene sì – perfetto: ogni pezzo, conciso quanto basta, sovente lanciato a rotta di collo, è una potenziale hit della quale il mercato non si è mai accorto. Prigionieri di una formula (lo ska) che li ha etichettati e scartati aprioristicamente come gruppo minore, questi ex-ragazzi giocano con disinvoltura a fare le rockstar, ed in mancanza di riscontro popolare continuano a giocare per puro divertimento, mai per la gloria mancata. La loro abilità sta tutta nel saper indifferentemente salire di tono ed intensità (l’esistenzialismo bislacco di “Mary” e della conclusiva “Mentre tutto cambia” è addirittura toccante), o regredire ad istinti primordiali (le due irresistibili storie alcooliche di “Ci vuole serietà” e della title-track), parlare d’amore come teenager (“Lezioni di mineralogia” su una love-story ai tempi della scuola) o come adulti poco cresciuti (“Non voglio più”): qualsiasi maschera indossino, non perdono mai la capacità di strutturare canzoni gradevolissime in strofe misurate e refrain orecchiabili, rendendo questo pugno di canzoni un piacevole passatempo per momenti di puro svago. Geniali e sfortunatissimi, peccato. (Manuel Maverna)