THE WARLOCKS  "Skull worship"
   (2013 )

I Warlocks sono una delle più incensate band della scena rock psichedelica californiana, lisergici e potenti come dei Grateful Dead alle prese con delle cover dei Black Sabbath. The Warlocks fu il nome della prima incarnazione dei Grateful Dead di Jerry Garcia. La band di Bob Hecksher, in giro da oltre un decennio, ama scorazzare per la sua California come reduci di tempeste psichiche e, ad oggi, la band ha pubblicato con ottima verve ben sei album, raccolte ed EP vari, divenendo un'entità di culto all'interno della scena indipendente americana. Ora pubblicano, alla fine del 2013, il nuovo album ''Skull Worship'', seguito dell'acclamato ''The Mirror Explodes''. Il nuovo album è stato accolto in modo entusiastico dalla critica statunitense, salutato come un ritorno alla potenza di droni che aveva contraddistinto i primi passi della band di Bobby Hecksher. La formazione attuale dei Warlocks comprende, oltre al leader Bobby Hecksher (lead guitar, keyboards, vocals), John Christian Rees (guitars), Earl V.Miller (guitars), Christopher DiPino (bass) e George Serrano (drums). Nel 2002 per il loro secondo album ''Phoenx'' si scomodò addirittura la Mute Records (quella dei vari Depeche Mode, Einsturzende Neubaten e Nick Cave), e i Warlocks divennero una delle band da tenere d'occhio. Dopo la Mute è stata la volta della Tee Pee records, un marchio di fabbrica in fatto di psichedelia, rock e stoner, e a seguire la personalissima label della band, Zap Banana. ''The Mirror Explodes'', del 2009, fu accolto come uno dei migliori dischi dell'anno, ed il nuovo ''Skull Worship'' ne è il perfetto proseguo. Questo nuovo disco mette ordine nella musica del combo di Los Angeles, una psichedelia quasi gentile, che non taglia completamente con il passato, pur introducendo momenti decisamente più meditabondi. Ma è una meditazione oppiacea, non abbiate dubbi… Sono otto i brani nuovi, pastiglie dal conturbante effetto, che parlano la lingua di un rock stonatissimo, solo apparentemente carezzevole. C'è il consueto grado di melanconia nella musica dei Warlocks, ma le chitarre fuzz che scalpitano in lontananza fanno sì che l'anima pop del gruppo sia spinta sempre più rovinosamente verso il baratro. Quella dei Warlocks è la moderna ricostruzione dello scenario sixties/seventies, fotografia distesa di quei balordi dell'arte che un tempo rispondevano ai nomi di Velvet Underground, 13th Floor Elevators, Hawkwind e Blue Oyster Cult.