LUCIO BATTISTI  "E già"
   (1982 )

E' un disco che spiazza tutti, critica e pubblico, quello di Battisti, che da due anni e mezzo non dava notizie e l'attesa per il nuovo album era alle stelle. Poi l'uscita del nuovo LP, la gente che si precipita nei negozi, compra il nuovo prodotto a scatola chiusa, mette il 33 sul piatto e... ma questo non è Lucio Battisti! Dove sono quelle melodie tipicamente battistiane, i riff con la chitarra, quei tre accordi che ti fanno subito capire con chi hai a che fare? Non cercano forse il Battisti de I GIARDINI DI MARZO ma almeno quello di UNA GIORNATA UGGIOSA sì. Invece no. Ma nonostante la sorpresa, per alcuni sgradita, E GIA' conquista dopo due settimane dall'uscita la numero uno delle classifiche in Italia. Un disco di cui si dicono e si diranno tante cose, non tutte lusinghiere, anzi... E' il primo disco del dopo Mogol ed il secondo di questi anni ottanta. E GIA' è stato registrato tra aprile e la fine di agosto a metà tra gli studi Trident di Londra e la RCA di Roma. Non ci sono musicisti ma un unico arrangiatore, esecutore e produttore, Greg Walsh, che suona tutti gli strumenti insieme a Battisti. Le dodici canzoni sono tutte brevi e si interrompono bruscamente, spogliate da ogni abbellimento, orpello melodico ed estetico. Sono scarne, nervose e creano nell'ascoltatore quasi una sorta di ansia. E GIA' è la title track del brano utilizzato per l'ultimo singolo della produzione di Lucio. La novità assoluta è una mini cassetta contenente i due brani del 45 giri. Si può scegliere tra il supporto in vinile e quello su nastro. E' una canzone trascinante, piena di ritmo e sicuramente la più legata al primo periodo. I testi li ha scritti la moglie Grazia Letizia Veronese che nella vita può fare di tutto, anche diventare astronauta o arrivare al polo in bicicletta e su una ruota sola, ma dovrebbe tenersi a distanza dalla penna di almeno un chilometro. La Yoko Ono della Brianza prende quindi il posto di Mogol. Ora non si vuole fare l'apologia di un autore di testi che forse nella vita ha avuto più "fortuna" che anima, che ha incontrato l'uomo giusto al momento giusto per uscire dalla metodicità e dalla routine della trascrizione italiana di canzoni straniere (alcune tradotte anche male). Ma Velezia (pesudonimo sotto il quale si nasconde la moglie di Battisti) riesce in un capolavoro involontario e cioè, al confronto, far passare Mogol per un genio... Bisogna comunque avere una grossa considerazione (e sopravalutazione) della propria capacità e dei propri mezzi e soprattutto una buona dose di faccia tosta per decidere di rimpiazzare un nome del calibro di Giulio Rapetti (in arte Mogol). Insomma, qui si sta buttando alle ortiche 15 anni di un binomio che ha segnato in maniera indelebile la musica italiana degli ultimi tempi, quel Mogol-Battisti per il quale qualsiasi cantante avrebbe ucciso per vederlo stampigliato sull'etichetta del proprio disco tra le parentesi sotto il titolo. Ma i tempi cambiano e le cose non durano in eterno e anche del fatto che Battisti non sarà più affiancato da Mogol, dovremo farcene una ragione. Dicevamo dei testi: hanno motivi ricorrenti comuni e cioè il mare, i gabbiani, i delfini, le montagne, tutto quello che è natura. Un argomento che forse è più nelle corde di Lucio che della moglie, che come argomento principe nella vita ha il conto corrente. La moglie del cantautore più importante d'Italia faceva l'impiegata al Clan di Celentano, quindi con la musica (e maggiormente con i testi) aveva a che fare in maniera molto marginale. Casomai scriveva a macchina e quello avrebbe dovuto rimanere a fare. LA TUA FELICITA' è la canzone più melodica del disco, molto semplice nel testo ma comunque immediata, e arriva sin dal primo ascolto. WINDSURF è la storia di un viaggio mai compiuto tra Sardegna, Cina e Perù alla ricerca di un posto non contaminato dalla presenza dell'uomo. Un po' un ritorno al Battisti bucolico dei primi Settanta. Ma è anche un tributo alla passione che condivideva, in quel momento, insieme all'amico Adriano Pappalardo. Battisti ha sempre guardato con interesse la scena musicale anglosassone e anche questa volta i riferimenti sono presi da quel mondo e da quel sound che ora porta il nome di band come Human League, Ultravox, Tears For Fears, Spandau Ballet. Battisti se n'è impossessato filtrandolo attraverso la sua sensibilità. Anche l'ideazione della copertina è nata all'insegna del casareccio. E del figlio di appena nove anni. Le scarpe di tela e le gambe sono però di Lucio. Potrebbero simboleggiare un lavoro "fatto con i piedi" ma non è così. Certo, il completo rinnovamento e la rinuncia alle atmosfere tipicamente battistiane ha sconcertato il pubblico che però non gli nega la possibilità di vederlo arrivare al primo posto in classifica, come sempre. La montagna-Battisti partorisce sempre colossi, mai topolini. La novità di questo disco è l'essersi affidato completamente ai suoni di questi primi anni ottanta, stereotipati anche nell'uso smodato del computer e anche la rinuncia agli arrangiamenti che così imponenti ed eleganti si levavano spesso più in alto delle stesse canzoni, grazie alla bravuta di Westley. Il disco è registrato in due fasi: la prima a Londra negli studi della Trident, la seconda alla RCA di Roma, affiancato sempre dal fedele Greg Walsh, musicista e tecnico inglese responsabile di tutte le sonorità e del clima così elettronico tipico dell'album. (Christian Calabrese)