ALEA  "Spleenless"
   (2017 )

“Spleenless”, primo disco della pugliese Alessandra Zuccaro aka Alea, arriva in tempo di tradizionali classifiche di fine anno, un momento in cui, purtroppo, può capitare che gli addetti ai lavori si lascino sfuggire qualche nuova uscita interessante. È una considerazione naturale e necessaria, specie dopo l’ascolto di un bel disco come “Spleenless”, in cui l’artista si chiede se sia possibile divincolarsi dalla malinconia e risponde con otto brani (più una cover) capaci di mostrare una ricercatezza ed una maturità rari per un’opera prima. Per quanto concerne il sound, Alea ha tentato la strada del soul unito ad un cantato in italiano: è stata una scelta contemporaneamente rischiosa e coraggiosa, ma ha pagato. Il disco è impreziosito da andamenti blues, inserti jazz e piccole parentesi bossanova (“Amore Cercato”) e bebop (“Cercando”). “Spleenless” ha bisogno di più ascolti e di molta attenzione, perché il rischio è che non tutta la sua bellezza possa essere recepita in tempi brevi: i suoi suoni sinuosi e sensuali esaltano il ruolo del pianoforte e creano il contesto ideale per improvvisazioni gypsy come quelle della cover di “Miss Celie’s Blues” di Quincy Jones o per l’assolo di hammond di “Never Better”. A tutto ciò si aggiungono testi ispiratissimi, che fanno capo, come suggerisce il titolo, al concetto baudelairiano di “spleen”, ed arrivano a toccare tematiche attuali sempre con grande eleganza. Alea si muove agilmente fra l’umore allegro di “Motivetto” e quello più malinconico di “Non c’è pace”, confezionando uno dei migliori debutti italiani dell’anno. “Spleenless” è un disco di musica “black” trasportata in Italia e rielaborata con grandissima efficacia, ed è un’altra gemma di un 2016 positivo per la musica italiana. (Piergiuseppe Lippolis)