ENZO AVITABILE  "Lotto infinito"
   (2017 )

Il pluripremiato Enzo Avitabile – che ha fatto della sua terra, Napoli, un luogo mistico di ricerca, di partenza e mai soltanto di arrivo, dove ha forgiato un suono e una lingua che si amalgamano meravigliosamente concedendo tanto all’immaginazione – in “Lotto Infinito” dà alla luce un’altra grande opera in una discografia già eccelsa. Con tanti album – e una enorme esperienza – alle spalle, Avitabile dà vita all’ennesimo lavoro ambizioso, nel segno di collaborazioni importanti e con la lezione di Pino Daniele sempre presente.

La speranza è il tema principale del disco, la sensazione che più si percepisce già dall’incipit, con una “Napoli Nord” ritmata fino all’ossessivo, che emana tanta positività; un grido di speranza e di dolore è anche la successiva “De Profundis”, impreziosita dalla voce di Giorgia. “Quando la felicità non la vedi cercala dentro” è ispirata a una scritta che si trova sulle colonne di Scampia, e, come la successiva “Attraverso l’acqua”, è un canto di riparo, di riflessione, in cui si cerca di dare un senso alla sorte che ti è toccata, al fine di trovare qualcosa di più profondo nascosto dentro di noi o nel luogo in cui sei giunto attraversando, appunto, l’acqua. Si ritorna a momenti più freschi e ballabili con “San Ghetto Martire”, stupenda nel suo incedere ipnotico, e “Amm’ ‘a amm’ ‘a”, che fa saltare dalla prima nota di tromba. Le chitarre sono pizzicate al punto giusto, sognanti e piene di energia, come è caratteristico della musica tradizionale napoletana.

Ma i temi popolari e tradizionali della città campana non sono esclusivi: sono infatti fusi con alcuni momenti della sua storia recente, e i ritmi antichi sono intrecciati a quelli afro-americani e alle influenze moderne di R&B, rock, e hip-hop internazionale. La presenza di Caparezza in “Amm’ ‘a amm’ ‘a” ne è un esempio evidente, come quella di Daby Touré nella struggente “Comm’ ‘a ‘na”, dove la voce di Avitabile si trasforma in un lamento monotòno, che potrebbe ricalcare la musica greca antica, con la chitarra suonata a mo’ di lira o di arpa, mentre Touré splende con una voce divina, vero punto di contatto tra i misteri più sepolti del nostro pianeta e la nostra fragile esistenza. Molto bella è anche “Jastemma d’amore”, che vede la presenza di Pippo Dalbono, dove la voce di Avitabile si fa molto libera e diretta: da subito il brano si trasforma in una specie di preghiera laica contemporanea; la ricerca del significato della parola “amore” è tracciata come se il narratore fosse posseduto da spiriti potentissimi; la parola si trasforma quasi in bestemmia, e l’incantesimo non può essere spezzato. Speranza è ancora la parola chiave – come abbiamo visto caratterizza ampi tratti dell’album – di “Verità sarà,” dove la caldissima voce di Hindi Zahra danza sui carboni ardenti con quella di Avitabile, e chitarre e trombe infuocate danno vita a uno degli episodi più riusciti e divertenti di tutta l’opera.

I featuring di questo disco sono decisivi per il suo sound finale e la sua costruzione. Le collaborazioni hanno da sempre caratterizzato la carriera di Avitabile: si ricordano soprattutto quelle con James Brown, Tina Turner, David Crosby e il già citato Pino Daniele, spirito che più di tutti gli altri risuona di continuo in queste canzoni. Se Giorgia interviene subito in “De Profundis” con una interpretazione precisa e tecnicamente eccelsa, piena di piccole sfumature cariche di significato, a dare ancora maggior luce a questo album sono le partecipazioni di Renato Zero in “Bianca”, uno dei picchi del disco, canzone dolcissima e tristissima, dedicata a Bianca D’Aponte, cantautrice scomparsa prematuramente, e di Caparezza, già citato, che rappresentano quella parte di contemporaneità che è tanto rappresentata all’interno dell’album, e che si fonde – in modo non sempre pacifico ma sempre riuscito – con la tradizione e l’antichità, in modo tale da creare una continuità di idee e di suoni che è raro trovare in questi anni così pieni di conflitti. (Samuele Conficoni)