MANIC STREET PREACHERS  "Lifeblood"
   (2004 )

Chi non ha amato gli ultimi lavori della band gallese deve darle un’altra possibilità, perché il nuovo 'Lifeblood' è un bel luogo emotivo su cui arroccarsi nel prossimo inverno. L’apertura dell’album con “1985” ripete i fasti di “A Design For Life” del ’96, con uno slogan che scivola su tappeti di chitarre in delay. Sotto la copertura pop del singolo “The Love of Richard Nixon” i Manics continuano la loro campagna politica, al punto che affidano la conclusione alle parole del presidente: “In tutte le decisioni che ho preso, ho sempre cercato di fare il meglio per la nazione”. Tipo la guerra in Vietnam, per capirci. Se a un primo ascolto sembrerà che non ci siano idee troppo originali, sbucciando piano il disco, scoprirete le venature di ogni brano, curato come un singolo. Dalla ninna nanna di ”I Live To Fall Asleep” al ritornello elegiaco di “A Song For Departure”, alle atmosfere di “Empy Souls” e “Solitude Sometimes Is” che ricordano gli U2, tutti i brani sono pervasi da archi, riverberi anni ’80 e linee scure, approvati dal leggendario produttore Tony Visconti (David Bowie, T.Rex). La voce di James Dean Bradfield suona meno arrabbiata, più malinconica, e brilla sul gioiello nero “To Repel Ghosts”. Ma i fantasmi non sono stati scacciati e ritorna quello dello scomparso Richey James in “Cardiff Afterlife”. Dimenticate 'Generation Terrorist' e godetevi la predica. (Simona Orlando)