PILEDRIVER  "The Boogie Brothers live in concert "
   (2017 )

I Piledriver, già al lavoro sul nuovo disco che uscirà – così almeno hanno promesso – nel 2017, ci deliziano con un grosso doppio album live (più Blu-Ray del concerto annesso) che li vede pieni di energia, carica e ispirazione. Si tratta di un concerto registrato nell’ottobre del 2015, in una serata di prerelease del loro ultimo album, “Brothers in Boogie”; e si tratta di un concerto importante, di qualità. A impreziosire questa uscita c’è una traccia inedita, “Julia”. Dal 1995 a oggi questi signori ne sbagliano davvero poche, e, dalla volontà iniziale di essere una raffinata tribute band degli Status Quo, hanno saputo crescere: hanno voluto da un lato rivisitare quei brani in una luce assolutamente impensabile e originale; e dall’altro scrivere pezzi propri che mostrano le loro notevoli capacità.

Il doppio live album presenta la band in stato di grazia, e riesce a (ri)portare l’ascoltatore proprio lì tra il pubblico, come fosse una mosca, per la precisione con cui il suono è stato registrato, e per come viene recepito da chi a casa, in cuffia, sogna di (ri)vivere quella nottata. La scaletta mescola classici degli Status Quo e brani inediti dei Piledriver, ma la grandezza di questo gruppo sta nell’aver saputo inventare (o, meglio, ripescare dalle fonti del passato, senza che però risulti mera e vuota copia) un sound caratteristico, vizioso, turbolento, che sa essere energico ma anche riflessivo, che è non solo aggressivo ma a tratti anche rilassante, grazie al quale brani altrui e brani propri – quelli più recenti e quelli più vecchi, pur così diversi tra loro – assumono la loro natura stilistica, diventando repertorio unico del gruppo, canzoni modellate dalle loro mani come cera che assume il tocco di chi la accarezza. Ed è questa creazione di uno stile, se non del tutto originale quantomeno chiaro e proprio, la carta vincente del gruppo, il motivo per cui è così empatico sullo stage, e per cui i suoi membri si divertono e si capiscono quasi senza bisogno di parlarsi.

Questa affinità e fratellanza risalta sia nei dischi in studio sia, ancor di più, nei concerti, come questo, dove dai primi secondi della prima canzone, “Frantic Groove”, si capisce quale approccio assuma il gruppo: si tratta di un approccio misurato, esperto, di un gruppo che si è fatto le ossa ma che non ricade nella semplice ripetizione di una formula. Le chitarre modulate di “Together”, l’adrenalina di “Good Times”, la veemenza sincera di “Don’t Think It Matters”, indicano che la band ha tanta esperienza ma vuole suonare ogni brano come se lo eseguisse per la prima volta. Il live è così coinvolgente che scorre veloce nei suoi 100 minuti di durata, e alterna tanti sentimenti differenti e tante modulazioni diverse. Variegato è bello, sembrano suggerire i Piledriver. “Top of the Bill” e “Roll Over Lay Down” splendono, come al solito, nella scaletta; “Don’t Waste My Time” e “Caroline” riportano il rock classico sulla sua vecchia, polverosa, ma anche così fida, strada. Un sentiero che sembra riavvolgersi su sé stesso senza annoiare. E “Julia”, l’inedito in studio, potrebbe essere un brano di cinquant’anni fa come un brano del futuro, perché quel tipo di suono – che piaccia o no è poi un altro discorso – non sbiadirà mai, se chi lo ottiene ha dietro di sé una cultura e una solidità musicali come quelle di questi ragazzi. Routine non significa noia; serietà nell’esecuzione (e un concerto è arte ma anche lavoro) implica per loro, prima di tutto, sano divertimento e volontà di fare felice il pubblico. E il pubblico risponde sempre presente: a tal punto che questi signori ritorneranno in tour a breve. Siano dunque tributati loro giusti e meritati applausi. (Samuele Conficoni)