SCHENA  "Canzoni ad uso interno"
   (2017 )

Non ce l’ha fatta a rimanere lontano dalla musica il bolognese Schena. L’ha ripresa in mano da un migliaio di giorni per maturare “Canzoni ad uso interno”, opera prima che paga gabella alla dogana storica di un certo cantautorato tricolore pregiato e ironico (Graziani, Gaber). Il tutto, però, con una rilettura sopraffina e non sfacciata nell’emulazione. “Meglio cosi” diremo… ma è anche la prima tappa dell’album, pepata e vivace tra il folk e lo ska acustico. Visto che siamo in “Giugno”, ironicamente canta il suo mese di nascita dal segno zodiacale errato, mentre è giusto il mood vellutato che ricrea. Mese comunque estivo che lascia “Buchi nella sabbia”, ottimamente musicata, con ocarina e fisarmonica dal sapore folkloristico e dedica aperta a Ernesto Ragazzoni, giornalista-poeta sostenitore della filosofia del titolo: ossia, quelle argomentazioni intenzionalmente non esternate per lasciarle, pure e inattaccabili, dalla follia borghese frenetica e conformista. “Dormi” respira di Grazia(ni) e delicatezza, con la chitarra acustica che culla non poco per infondere un brivido a cuore e Sch(i)ena. La scrittura del felsineo sarà pure un “Istinto di sopravvivenza” ma non dispiace affatto: formula triangolare che germoglia un trifoglio di acustica, ritmica e narrazione. C’è già “Un’altra storia” che scalpita: marcatamente riflessiva con gli archi e sezioni sonore di fascinosa ricercatezza. Schena è abile intessitore anche nel delizioso e moderato swing di “Non ci penso più a te”, orlato di punteggiature tastieristiche anni ’70, in squisito sapore retrò. E se “Le stelle ridono di noi” ci pensano le trombe pigre, che intermezzano qua e là, ad essere perfette partners per un racconto immaginifico. In dirittura d’arrivo, si gustano passaggi di pura poesia in “Canzone in una noce”, racchiusa nella patina protettiva del mallo e della dura scorza del guscio. Come dire: una volta scritta, la canzone va difesa con coriaceo intelletto. E’ indubbio che, con quest’album, Schena abbia concentrato un lodevole (quanto mai arduo) tentativo, di svelare quei pensieri volutamente celati dal succitato dotto anti-borghese e, come lui, ne ha umilmente ricalcato le orme a cominciare dal titolo. Segno eloquente che se ne infischia se le sue rimarranno “Canzoni ad uso interno”. Sono d’accordo: meglio una folle intelligenza che una lucida ruffianeria. (Max Casali)