VINNIE JONEZ BAND  "Nessuna cortesia all'uscita"
   (2017 )

Tutte le gradazioni del post-rock, dello stoner e dell’alternative vengono toccate da questo album d’esordio della Vinnie Jonez Band, un gruppo di Palestrina formatosi all’inizio del 2015 che ha come genere di partenza l’heavy rock. La loro più grande qualità è, però, proprio quella di sfiorare infiniti registri musicali racchiusi soprattutto nel decennio dei ‘90s, senza mai irrigidirsi in un solo schema melodico o in una sola influenza musicale. E questo disco ne è la dimostrazione.

Testi intimisti uniti a scariche di chitarra emozionalmente devastanti, a una batteria sempre precisa e che sa essere protagonista in molti tratti del brano; un’aggressione sonora di qualità alta e di una sincerità devastante: queste le carte che gioca la Vinnie Jonez Band, carte che portano con sé grandi responsabilità, e che il gruppo riesce a sfruttare benissimo. “Polvere” detta subito il ritmo: l’atmosfera è grave, battagliera, e con un cantato a metà tra Federico Fiumani e Manuel Agnelli il pezzo diventa una scarica di elettricità potentissimo. Le chitarre, tra ritmica e assoli pungenti, si inseguono in una marea di registri differenti, e l’andamento diventa ipnotico. Questa formula funziona, e la troviamo, variata, altrove, in momenti successivi del disco, come in “Supernulla”, che dal titolo esprime la vena nichilista del gruppo, e che trova nel compendio sonoro una scintilla – paradossalmente – di speranza. “Silenzio”, anche se parte in maniera decisa e furiosa, è uno dei brani più melodici e più riflessivi, dove la rabbia si scontra con una razionalità certamente triste, disarmante, ma anche realista e perciò non priva di squarci di ottimismo. “Ora c’è il tuo nome e riempie il silenzio sempre di più” getta uno sguardo di luce nel presente e nel futuro prossimo.

Sempre hard, vicini al post-rock e al noise, mai troppo classicheggianti, la Vinnie Jonez Band riesce a far filtrare anche qualcosa dal math rock. L’inizio di “Vipera” ne è un esempio; l’ingresso della voce porta invece lontano, con brevi passaggi molto vicini agli Smashing Pumpkins e a quel rock anni ’90 passato alla storia per la sua emozionalità e la sua capacità di rinnovare dall’interno il genere. Se “Corri” prosegue questa strada anni ’90, con una serie di vocalizzi e cori molto interessanti, che aprono prospettive quasi verdeniane, ed è una delle sperimentazioni più interessanti del disco, “Sangue” ripristina quell’andirivieni estremamente grazioso di chitarre e batteria intervallate da una voce che interviene da lontano, con una eco che confonde le parole e crea momenti psichedelici. Il finale del disco spetta a “Mi Chiamo Fuori”, un ottimo rock di stampo statunitense – forse vicino ai tardi Pixies del periodo d’oro – dove la voce compare poco e sa fondersi benissimo con gli strumenti; e a “Nessuna Cortesia”, una guerriglia esplosiva dove la voce è la protagonista assoluta, e sa passare da momenti di rabbia a potenti scariche di energia positiva. Un disco d’esordio molto bello, che amplia le curiosità su questa ottima band e su ciò a cui sapranno vita in futuro. Nel frattempo, è giusto applaudire questi ragazzi. (Samuele Conficoni)