THE SNIPER  "L'ombra della vita"
   (2017 )

Una cosa che noi diciamo spesso quando ci esibiamo: non prendetevela con noi perché i nostri testi sono volgari o sono pesanti, prendetevela con voi stessi perché i nostri testi non sono nient’altro che lo specchio di questa società”: queste sono le parole con cui si conclude “Villipendio”, nona traccia del nuovo album di The Sniper (nome d’arte del rapper cilentano Aldo Matrone), “L’ombra della vita”. Questo è il terzo lavoro pubblicato dall’artista, preceduto dal primo mixtape autoprodotto “Rythm And Power” (2011) e lo street album pubblicato in collaborazione con la Only Smoke Crew “Tutto e niente” (2016). Già dalla dichiarazione possiamo intuire quello che sarà lo stile linguistico del disco, che altro non è se non un concept costruito da un alternarsi di canzoni e di skits che sono un dialogo tra Sniper e i suoi demoni. È questo infatti il pregio maggiore di quest’album: la coerenza con cui l’autore costruisce il viaggio che accompagnerà il suo alter ego musicale, da “Lotterò”, prima traccia e primo singolo estratto dall’album, fino alla “Fenice”, traccia che precede lo skit di chiusura. Tre sono i personaggi che vediamo comparire nei cinque skits che intervallano il progetto: Aldo (l’io narrante), lo psichiatra che lo ha in cura, e il demone che vive dentro la sua testa e può essere definito come il lato oscuro presente in tutti noi. È Sniper stesso a dichiarare la sua volontà di presentare questo lavoro come il primo tassello di una serie di concept album legati tra di loro dal filo portante della lotta tra il rapper e le sue angosce e inquietudini. Dal lato tecnico, “L’ombra della vita” è composto da nove tracce cantate e cinque skits, in cui sono presenti due feat: uno con i Poeti Maledetti nel brano “Schiavitù mentale” e l’altro con Momih nel brano “Meta”. Questo disco si caratterizza per una sonorità molto tipica in quella che è la scena hip hop napoletana, aspetto che si nota anche dalla scelta di cantare alcune tracce in dialetto cilentano, in cui i beat alternano sonorità hip hop classiche con samples che richiamano la tradizione neomelodica. La qualità delle metriche proposte dal rapper è senz’altro buona, un po’ meno la chiarezza nella pronuncia di alcune frasi all’interno dei pezzi (difetto che possiamo imputare tanto all’artista quanto alla natura indipendente del prodotto). È bello notare la precisione da “cecchino” con cui Sniper lega tra loro le varie tracce al fine di costruire un discorso unico. Si parte, come dicevamo prima, con “Lotterò”, pezzo con il quale il rapper si presenta al suo pubblico. Segue il primo degli skits di cui è composto l’album, un dialogo tra Sniper e il suo psichiatra, che gli consiglia di aumentare il dosaggio degli psicofarmaci per far fronte al demone che sta tornando a tormentare la sua mente. Da questo punto si sviluppa il tema portante del disco: il conflitto interiore tra l’autore e il suo io represso. È una lotta continua, totalizzante, tra l’artista e la parte di sé soppressa nell’ombra. “Ma io in realtà non sono nient’altro che te stesso, solo e fottutamente te stesso, tutto ciò che hai represso, tutto ciò che hai nascosto dentro di te, che ti nasce da dentro, l’ipocrisia di cui ti sei nutrito fino ad oggi che ti ha portato alla depressione, io sono il te più puro”: con queste parole il demone si rivolge all’artista nel terzo skit de “L’ombra della vita”. Troviamo anche temi più sociali, come quelli affrontati da “Villipendio”, che ricorda, per le tematiche trattate e lo stile, la celebre “Notte insonne” di Noyz Narcos. È nel quarto skit che Sniper si arrende stremato all’insistenza del suo demone e, in una scena che ricorda molto il finale di “Fight Club”, prende una pistola per spararsi. Ma la morte è momentanea, perché come dice nella traccia successiva, “Fenice”, ultima canzone che compone il disco, “uccido chi sono, rinasco dalle ceneri, fenice spicca il volo, fioriscon terre sterili”. C’è ancora spazio per un ultimo skit, in cui Aldo, in un attimo di lucidità, si rende conto del fallimento degli psicofarmaci comunicando al dottore che non intende proseguire la terapia. Una risata isterica prende il sopravvento, dimostrandoci come il lato oscuro sia riuscito a prevaricare il lato umano. In conclusione, “L’ombra della vita” è un disco che merita di essere ascoltato. La forma è buona e i contenuti sono sicuramente validi. L’unico aspetto ancora da limare è la qualità a livello produttivo, ma riguardo a ciò sicuramente con più esperienza e più fondi si potranno raggiungere risultati ancora migliori. Sarà interessante vedere come Sniper continuerà questo lavoro di ricerca introspettiva nei prossimi progetti, e trasmettere questa curiosità è già di per sé un successo. (Bianca Bernazzi)