JOE PERRINO'S GROG  "Bomba - W W la guerra"
   (2017 )

...E mentre noi litighiamo nei nostri quartieri, il generale Mark Miller ha pubblicamente minacciato Russia, Cina e Iran di colpirli se osano mettersi contro gli Stati Uniti. Non molti di noi se ne sono accorti, per fortuna Nicola Macciò, in arte Joe Perrino, sì, e ha inserito parte delle dichiarazioni all'inizio del suo nuovo album dal titolo inequivocabile "Bomba - W W la Guerra". Joe, artista celebrato in Sardegna che meriterebbe di sconfinare, ha fatto molto in passato. Con i Joe Perrino and the Mellowtones ha prodotto del rock divertente, negli Elefante Bianco è uscita la vena più arrabbiata. Nel progetto Operaio Romantico il rock ha incontrato l'elettronica, e delle performance live sorprendenti; non ultima la decisione di ripescare i canti dei carcerati per rivisitarli in chiave folk e country. Insomma, un artista multiforme ed imprevedibile, che incontrando i Grog approfondisce un sound horror metal, con radici ascrivibili a Rob Zombie. Dicevamo, l'orrore della realtà sta superando quello della fiction. E così, dopo l'estratto del discorso di Miller parte l'allarme che lancia la canzone. I riff pesanti dei refrain sono equilibrati dall'hammond stranamente quieto delle strofe. Con la sua grande voce graffiante, Joe racconta al passato una situazione che invece forse è una profezia: "All'improvviso la porta esplose nel buio, un gruppo di soldati apparse come per magia. Tutti al muro, i loro fucili sulle schiene...". Fa paura la riga: "Quelle mani sporche del sangue della mia gente". Il coro urla: "Bomba, bomba, bomba", e il pezzo di per sé è una bomba fragorosa. Anche il secondo brano viene introdotto da due voci ufficiali, di cui una è quella di Mussolini quando dichiara guerra e parla di "decisioni irrevocabili". La canzone si chiama "La mia più grande delusione" ed è un atto d'accusa. Non si girino gli ascoltatori under 30 a cercare qualcun altro: quando dice "Sei la mia più grande delusione" sta parlando proprio a voi. "Sono un po' arrabbiato, sono deluso dalla tua generazione. Hai banalizzato le mie conquiste". Se il ritornello ha un ritmo dimezzato, il riff principale è invece un trascinante shuffle, dove Joe non ne risparmia neanche una: "Le mie scelte le ho pagate a caro prezzo, voglio morire libero (...) hai rinunciato a quell'emozione che permette di distinguersi dalla massa abbruttita". L'interpretazione vocale è intensa come quella di un Ozzy Osbourne o del compianto Lemmy Kilmister, accompagnata anche da una presenza scenica non indifferente. Joe però non è cattivo, è solo un sognatore sveglio, e se un idealista oggi sta attento a quel che accade non può star calmo. E così ne "La giostra di Momotti" il monster riff dal sapore blues incontra parole infantili: "Vorrei sentirmi bambino sulla giostra, leggero come lo zucchero filato". Parlando di movimenti di giostra con questo ritmo, vien più da pensare al wall of death durante il pogo. Anche l'amore in un certo senso entra nei testi di Perrino, a modo suo: "La mia piccola Hiroshima" è un industrial dove spicca ancora una volta l'hammond. Il ritornello, tanto scioccante quanto profondo, fa: "Spaccami, ammazzami, uccidimi, rompimi, fai della mia vita la tua piccola Hiroshima. Dieci, cento bombe che cancellino il mio ego gigantesco, cammuffato da Godzilla". La traccia dura cinque minuti, ma dopo qualche secondo di silenzio, un feedback porta a una ripartenza con la voce del ritornello campionata, per ospitare Ergobeat che ci rappa sopra. La canzone "Oltre il dolore dell'incomprensione", già presente nel repertorio di Operaio Romantico, diventa qui particolarmente aggressiva, il colore del sound evoca i Rammstein in "Der Meister", per la sua inconsueta virata in tonalità maggiore. Da sottolineare l'assolo di hammond, degno di Jon Lord. Conclude l'album "Madre remix", un lento introdotto da un sobrio pianoforte raggiunto poi da percussioni elettroniche e basso synth; nel crescendo tornerà la chitarra elettrica. Un brano intimo, dove c'è la mano di Gianni Maroccolo, fondatore dei Litfiba quasi 40 anni fa, poi nei CCCP Fedeli alla Linea e tra gli storici collaboratori del Consorzio Suonatori Indipendenti (e dei successivi Per Grazia Ricevuta). "Sognavi verdi prati e circoli di pietre bianche tonde, levigate dall'acqua di un torrente". L'immagine idilliaca e nostalgica viene esaltata dalle distorsioni, valorizzate dalla lentezza del pezzo, che porta ad una catarsi dilatata. Cosa dire in conclusione? Quel che si deve dire è già stato detto da Pino Scotto: "Dovrebbero sovvenzionare, sponsorizzare le nostre band, mandarle all'estero con orgoglio"! Speriamo che questo piccolo contributo renda giustizia a un artista che merita decisamente più attenzione. (Gilberto Ongaro)