INNER CORE  "Soultaker"
   (2018 )

Dopo cinque anni dalla loro costituzione, finalmente gli Inner Core ci fanno sentire di che “pasta” o, sarebbe meglio dire, di che “note” sono fatti. Nel loro primo lavoro “Soultaker”, la band teutonica ci propone un metal sinfonico con energiche venature gothic/rock, mostrando un’ottima preparazione musicale da parte dei 5 componenti della line up, su cui spiccano la potente voce della cantante Anna Rogg, ma soprattutto il talento del chitarrista, dalle chiare origini italiane, Massimo Giardiello. Da un primo ascolto, si capisce subito che la band ha delle ottime potenzialità, ma sinceramente ho fatto un po’ fatica a trovare delle costruzioni musicali che diano al progetto continuità ed incisività. Il disco si apre con la title track “Soultaker”, un pezzo che mette in evidenza quanto detto in precedenza, ossia un brano non proprio trascinante ma che si distingue per l’ottima performance vocale della cantante e per gli assoli di chitarra davvero pregevoli. Da un pezzo dalle decise tinte symphonic-metal si passa, nella traccia successiva “Sweet Addiction”, ad un pezzo chiaramente rock , la cui buona dose di aggressività lo rende piacevole all’ascolto e molto orecchiabile. Nella terza traccia, “Snowstorm”, le ”melodie sinfoniche” si riappropriano della scena musicale e la voce della Rogg, supportata dall’onnipresente chitarra di Giardiello e dall’ottima ed incalzante sezione ritmica di Ricardo Echeverria al basso e Stefan Zimmerling alla batteria, ti trasporta davvero in “una tempesta emozionale”, dando al brano un convincente phatos epico. Il disco scorre lentamente verso la quarta traccia ,“Crucified”, dove si ripresentano nuovamente decise sonorità gothic rock, genere che i componenti della band padroneggiano con particolare incisività ed abilità, il brano però, a mio parere, viene contaminato nel finale dall’intrusione inopportuna di un cavernoso refrain growl, che poco si addice alle corde rock del brano. Ma Rogg e compagni si fanno perdonare nella parte centrale del disco dove brilla, per arrangiamento ed interpretazione, un’appassionata ballata dal sapore celtico, "Keep The Distance", impreziosita da “un’intrusione”, questa volta ben riuscita, del delicato violino di Magdalena Switajski, elementi che ne fanno a mio parere il brano più riuscito del disco. Di buona costruzione anche le successive “Screw that” e “Blame”, tracce dal suono graffiante dove, alla suadente e allo stesso tempo aggressiva voce della cantante tedesca, fa da contraltare un’eccellente arrangiamento di Arthur Schall alle tastiere, che conferisce una gradevole impronta elettronica ai brani. Nella parte finale l’atmosfera metal sterza decisamente verso un velato pop rock, dapprima dai toni più duri, come in “Monsters”, brano a mio parere eccessivamente lungo e che rischia di diventare noioso , per poi sfumare verso note più melodiche e morbide come in “Ghost Dust”, brano piacevole che si ascolta volentieri. L’opera prima degli Inner Core si conclude con l’elegiaca “Into Eternity”, dove l’atmosfera malinconica è esacerbata dai pregevoli vocalizzi di chiara natura lirica della Rogg. Sinceramente, dopo averli attesi cinque anni, ci si aspettava qualcosa in più dalla giovane band tedesca, sicuramente dovranno ancora lavorare per migliorarsi, ma comunque in questa prima loro uscita hanno dimostrato di essere una band matura e dal potenziale enorme, con due componenti di assoluta bravura, Anna Rogg e Massimo Giardiello, che sicuramente faranno da traino al gruppo. Una prova comunque che va ben oltre la sufficienza e che in alcuni brani è riuscita anche ad entusiasmarmi, ma soprattutto che ho apprezzato poiché sono riusciti a non subire l’influenza degli Evanescence, cosa che in questo genere musicale è alquanto difficile. Ma se posso dare un consiglio, la band dovrebbe, a mio avviso, snellire un po’ le costruzioni musicali, che risultano talvolta troppo lunghe, e soprattutto riuscire a mettere al servizio del gruppo le eccellenti qualità individuali. Una band comunque da annotare sull’agenda e tenere d’occhio, poichè ne sentiremo parlare! (Peppe Saverino)