RED LINES  "Paisley"
   (2018 )

Marianna Pluda e Simone Apostoli sono i Red Lines, duo bresciano che, dopo le buonissime sensazioni regalate con l’EP omonimo e “Colder”, hanno finalmente debuttato sulla lunga distanza. Forse anche in virtù dell’esperienza londinese di Marianna Pluda, il duo sembra più vicino alle sonorità d’Oltremanica che a quelle nostrane: il disco sarebbe ascrivibile alla voce indie pop, ma in realtà, nella sua mezz’ora scarsa, dimostra di contenere molto altro, dalle idee britpop a una dolce psichedelia. Centrale, in “Paisley”, è però anche il ruolo della voce calda ed elegante di Marianna Pludo, a suo agio in brani anche parecchio diversi fra loro. Il trittico di brani in apertura è già di grande impatto e si staglia facilmente nella mente dell’ascoltatore, dal pop rock delicato di “Talk To Me” alla discreta malinconia di “Tomorrow”, passando per il synth pop più classico di “Say It”. Ma il duo dimostra di poter spingersi ancora più in là, con l’ingresso acidulo e la struttura ipnotica di “Control III”, le cui sonorità lisergiche sfociano improvvisamente in un indie rock che conserva l’attitudine psych del brano. “Rubber Spaceship” tiene ancora parecchio alto il livello: il ritornello catchy arriva dopo un’intro dominata da una chitarra che suggerisce ambientazioni fra lo shoegaze e lo space rock degli Spiritualized e prima di un sorprendente finale dai profumi orientali e ancora non distante da atmosfere sospese fra space e psichedelia. L’acuto centrale, comunque, non toglie valore all’ottima “2 AM Surf”, mentre nel finale tornano più forti i legami col pop: prima “Colder”, la cui chitarra disegna comunque trame parecchio interessanti, e la seducente ballad “Together”. L’attesa per il primo full length dei Red Lines magari non sarà stata brevissima, ma ne è davvero valsa la pena: “Paisley” è, senza mezzi termini, uno dei migliori debutti italiani di questa stagione, e l’impressione è che potremo confermarlo anche a fine anno. (Piergiuseppe Lippolis)