DANIELE CASTELLANI  "Arrivederci Emilia"
   (2018 )

Dopo aver ascoltato tutto d’un fiato “Arrivederci Emilia”, ho subito pensato che si trattava di un progetto talmente “vintage” da essere decisamente "avanti" rispetto alla musica contemporanea. Il debut-album dell’artista emiliano è un disco che con i suoi testi, a tratti ironici ed onirici e rigorosamente in italiano, ci riporta a quel sano ”rock italico” anni '70, fatto di chitarre graffianti e morbide linee di basso che si intrecciano ad un vigoroso e possente drumming. Sicuramente nulla di nuovo, ma quando il rock è interpretato con personalità ed introspezione, è sempre un piacere ascoltarlo. L'album parte con “Oslo” e con il suo rock irrequieto ed incalzante che esalta l’enigmatico testo, quasi ad omaggiare la musica del primo Finardi; ancora dell’ottimo rock in “Canzone d’amore sul lastrico”, dove tra chitarre taglienti in stile “southern” e accenni funky, si narra di un amore da dimenticare. Deciso cambio di registro in “Arrivederci Emilia”, la title-track si veste di un insolito ma piacevole reggae che sfuma, nella parte finale, in un nostalgico art rock, ad espressione della malinconia dell’artista nel non riconoscere più i luoghi in cui è cresciuto. Sussulti reggae/ska ed energico rock si fondono per dare vita al sound di “Fantastici Poemi”, ancora possenti chitarre in primo piano ed incalzante drumming, per un brano che, grazie all’interpretazione di Daniele Castellani, ti “teletrasporta” a metà degli anni '70, quando ascoltavamo le radio libere per nutrirci di quel sincero e ribelle cantautorato rock targato Italia. Il clima si fa spensierato e scanzonato in “Fredda è la notte”, un brano che “suona” differente rispetto all’intero album, che si fa apprezzare per il procedere leggero ma al contempo evocativo, che tanto ricorda il duo De Gregori/Dalla. In “Snowland” ritorna il funky, stavolta in chiave elettronica, per un brano a tratti “visionario” e totalmente strumentale dove le tastiere fanno da traino all’ottimo arrangiamento della band. Il debutto da solista di Daniele Castellani si chiude con “Maledetti Posters” che, a mio parere, esprime il punto di massimo lirismo dell’intero album, il testo è infatti una accorata riflessione su come si vivono i propri sogni nel momento in cui si diventa “grandi”, e poco importa se nel finale del brano i riff di chitarra alla ''My Sharona'' sembrano quasi averci fatto sbagliare disco da recensire, perché ciò che importa è quello che l’artista emiliano vuole trasmettere, e ci riesce in pieno. “E fu così che dai nostri eroi non imparammo niente, e fu così che con i nostri eroi non concludemmo niente, e fu così che i nostri eroi dovemmo diventare noi”. Ed è proprio da questo pensiero che Daniele dovrebbe ripartire, per dare un’impronta più originale al proprio modo di fare musica, che in questa prima uscita da solista ho molto apprezzato sia per qualità esecutiva che per il “songwriting” interpretato con sentimento e passione. Un’artista dalle grandi potenzialità, che al più presto mi auguro possa diventare uno di quegli idoli musicali da appendere sul muro della propria stanza. Voto:7. (Peppe Saverino)