LUCA CARBONI  "Carboni"
   (1992 )

Uscito da un album tanto intimista da chiedergli quasi scusa, per avergli fatto cantare roba così personale, da Marzullo, il Luca decise di scrollarsi di dosso il rischio di essere etichettato come “lagna”, tirando fuori chitarre, fiati, sintetizzatori, e diventare eroe da radio. “Ci vuole un fisico bestiale” andava ad attingere un po’ troppo da “Why can’t I be you” dei Cure, ma divenne un successo furibondo, e anche la nuova immagine di Carboni – braghini corti ed atteggiamenti quasi demenziali, vedi la maschera da sub in altri video – remava nella direzione dello svecchiamento. L’album era una raccolta di piccoli quadretti, dalla ricerca della forma fisica al romanticismo di “Le storie d’amore”, dal grido contro la mafia di “Alzando gli occhi al cielo” alla celeberrima “Mare mare”, visione malinconica di una estate in cui c’era l’attrazione per il mare, appunto, ma la malinconia della solitudine: quasi più una seconda versione de “Il mare d’inverno” di Ruggeri, che non un inno all’estate. Per finire con “La mia città”, ritratto felsineo che sembrava scritto proprio da qualcuno al ritorno dalle vacanze… Non abbastanza di personalità per diventare una rockstar, ma troppo variegato per entrare nella sfera dei cantanti malinconici, con questo album Carboni fa contenti tutti. Poi magari si potrebbe criticare il fatto che in tutte le sue canzoni si parli di Bologna, di mare, di ragaffe (non è un errore di battitura…). Ma poi la vita degli adolescenti è poi questa: tanta città, un po’ di vacanza, e la ricerca di una compagna. Andategli a dire che sbaglia… (Enrico Faggiano)