AMARA VENDETTA  "Ronin"
   (2019 )

Secondo me, questi li pieghi ma non li spezzi. Parlo degli Amara Vendetta, band di Sestri Levante che nasce dalla mente di Alessio Capello, Michele Rivera e Michele Pavani, rimasto l’unico superstite della triade fondatrice. In appena tre anni di militanza, subiscono dei cambi di formazione e, piuttosto che destabilizzarsi, invece ne ricavano un costrutto ideativo rimarchevole, dando il via alla “Trilogia Orientale”, in cui il primo capitolo “Samsara” risultava ancora un po’ acerbo e grezzo, benché manifestasse già un caratterino fervente e foriero di buone idee. Adesso tocca ai 6 pezzi di “Ronin” continuare il discorso intrapreso, tarando a puntino le piccole ingenuità del debutto. Tanto per (di)mostrare i progressi conseguiti, spiattellano giusto un paio di minuti di rock-punk con “Camarico”, in cui l’efficienza vocale di Alice è un’adeguata rasoiata assestata con mestiere di cui andar fieri, mentre il blues-core della prossima traccia non è un “Tradimento” (come indica il titolo), ma solo la voglia di svelare identità diverse, e questo è un punto che gioca a favore del collettivo ligure: fantasia ed energia a prescindere. Invece, l’intro di “Vento d’Oriente” ricalca un’orma Nirvaniana senza dar fastidio, poiché da loro prendono sì la scia del riff, ma la sanno condurre con una discreta dose di personalità, innervando bene l’impasto. I tre minuti di “Uomo e macchina” ci portano un alt-blues grintoso e parzialmente confidenziale, in cui la bad-girl Alice interviene con incursioni intermittenti, dando un tocco di originalità spiazzante. A seguire, caro combo, “Dove vai?”. Ora si direzionano nell’indole più energica, che rispecchia pienamente la loro originaria intenzionalità: ossia, tornare a promuovere il battito grunge che pulsa nel cuore di Pavani. La ceralacca per il sigillo finale cola attraverso i 150 secondi della titletrack, riversando ruggiti di chitarra non troppo efferati ma sempre dosati, per lasciare quella riconoscibile ed inossidabile impronta stilistica che ritroveremo, senz’altro, nel terzo capitolo della trilogia. Mi raccomando: non smarritela! (Max Casali)