ANANDA MIDA  "Cathodnatius"
   (2019 )

In principio era la trilogia. Con questi intenti comincia l'avventura degli Ananda Mida, sotto l'egida di Max Ear e Matteo Pablo Scolaro: il primo, già batterista degli OJM ed il secondo chitarrista della label Go Down Records, la quale edita il qui presente "Cathodnatius", impersonando un sound elitario tra alt-rock, prog e stoner. Secche stilettate di chitarre echeggianti sostano all'ingresso di "The pilot" come premessa ad un rock caustico e senza remore, esaltandone l'impalcatura esecutiva. Infittiscono la frenesia con "Blank stare" che scatta nervosetto, lanciato nel rettilineo tribolante dell'anima. L'inizio paranoico di "Pupo cupo" sembra una outtake di "The wall" e non è messa li a caso, visto che lo sviluppo globale è alquanto Floydiano, almeno per certi trip estranianti, mentre l'acustica "Out of the blue" è una splendida ballad per sola chitarra che spezza magistralmente la tensione e ci prepara alla sontuosa suite di "Doom and the medicine sun": oltre 1300 secondi tra incanti fluttuanti psyco-blues, digressioni prog e smarrimenti sensoriali, per una signora suite, la quale fa rivivere i fasti dell'Italian-prog anni '70 che pullulava di geniali menti, capaci di profferire ai brani spessore e dilatazioni sensate, che inchiodavano la cuffia (come qui) in sedute ipnotiche da 20 minuti e più. Gli Ananda Mida sanno agire con concretezza, trattando i risvolti dell'anima con assoluta nonchalance: sia che si tratti di impulsi positivi (come il primo Lp "Anodnatius") o negativi come in "Cathodnatius". Magari, alla terza tappa della trilogia staneranno gli aspetti tridimensionali ed ancor più indecifrabili del ventaglio emozionale. E noi? Saremo senz'altro pronti a suggere l'impatto catalitico di una band estrosa ed inappuntabile. (Max Casali)