FLY PAN AM  "C’est ça"
   (2019 )

Da oltre vent’anni i Fly Pan Am da Montreal rappresentano, insieme ai conterranei Godspeed You!Black Emperor, uno dei segreti meglio custoditi della scena avant/post-rock canadese (e non solo).

Primo album di inediti dal 2004, “C’est ça” ripresenta su Constellation Records la band nella formazione a cinque che nel 2002 vide l’ingresso di Eric Gingras al fianco di Felix Morel, Jonathan Parant, Jean-Sebastien Truchy e – ovviamente – al faro e nume tutelare Roger Tellier-Craig.

Se il percorso interrotto ed accidentato dei Fly Pan Am è da sempre intrecciato a filo doppio con quello – altrettanto intermittente e bizzarro – dei GY!BE, è anche vero che i parallelismi cessano al contatto con una forma musicale molto più incline alla sperimentazione ed all’impiego di sonorità capaci di evadere dal reticolato di elettricità/dinamiche/crescendo che caratterizza da sempre il gruppo di Efrim Menuck e Thierry Amar, almeno fino alle ultime derive astratte e concettuali.

In “C’est ça” si assiste di continuo ad una forzatura di idee ed elementi simil-pop all’interno di strutture sbilenche: in “Distance dealer”, “Each ether” e “Discreet channeling” va in scena qualcosa di vagamente allucinato tra My Bloody Valentine, DIIV e Bodega, per un effetto complessivo straniante e psych, a suo modo magistrale nel sottrarre appigli e riferimenti. Disco infido ed inafferrabile, vaga apparentemente scomposto e disordinato fra suggestioni rumoristiche e stralunate oasi di elettronica (i sette minuti di “One hit wonder”), in un disegno sporcato da urla belluine (“Bleeding decay”), inserti abrasivi, improvvise oasi di quiete (“Interface your shattered dreams”), divagazioni che citano e prendono a prestito da ogni possibile fonte, si tratti di striature jazz o di lounge da aeroporto.

Lavoro inafferrabile e criptico, quaranta minuti mesmerizzanti che procedono per reiterate rotture, fratture, ripartenze, quasi le idee che abbozza venissero uccise poco dopo la nascita perché già sostituite in divenire da nuova linfa: dista anni luce dall’intrattenimento, ma per qualche insondabile ragione si lascia amare. (Manuel Maverna)