ARTURA  "Massive scratch scenario"
   (2020 )

Situazioni come quelle di “Massive Scratch Scenario” non sono facilmente incasellabili in categorie. Non si figura cosa induce a disegnare nell’etere tali panorami musicali. Ed è per questo che le relative scelte sonore, in qualche strano modo, affascinano. Inoltre si tratta di un side-project di un musicista che ha già altro da proporre al grande pubblico. E’ il batterista Matteo Dainese aka Il Cane, che in questo progetto pare voglia ottenere uno spazio liberatorio per dare sfogo a ciò che di genuino proviene dalla sua vena artistica, non utilizzabile (volente o nolente) nel progetto Il Cane. E ritorna con questo esperimento sonoro dopo il precedente “Drone” del 2018, quello particolarmente ossessionato dall'uso compulsivo dello Space Echo Roland. Al primo ascolto di questa nuova proposta musicale viene da pensare, in frazioni di secondi, che si tratti di scenari ripercorrenti sentieri tracciati da gruppi come The Cinematic Orchestra. Ma è un abbaglio. Ecco che spunta subito il protagonista. Il “primo violino” dell’orchestra. Lo scratch di DJ Cic.1, che in questa registrazione equivale al lead singer. E’ musica da cui mentalmente trarre visioni, immagini, scenari visivi. Insomma, si presta bene all’immaginazione. Si parte con “Smell”, dall’andamento intrigante. Come se si stesse varcando la soglia di un ambiente a grandi finestre aperte, dalle tende agitate, ed in fondo alla sala c’è qualcuno che parla discretamente. Anche l’elettronica di questo album fa la sua importante parte. Ed in “Nada Màs” si accompagna molto bene al piano Fender Rhodes di Simone Sant, uno degli ospiti dell’album. Per poi approdare ai due brani cardine, i più rappresentativi, “Zgniti Spomladi” e “Eco Gae”. Il primo col suo electro-bass sincronizzato alla grancassa, in sostegno all’impianto sonoro, a sua volta ornato di cori alla rinfusa su un crescendo di scratch. Il tutto ad ingarbugliare positivamente l’ambient. Il secondo, sempre in tema di ambient, ha una sua dinamica ritmica diretta ed incastrata, fino all’arrivo dei fiati liberatori dell’altro ospite, Mirko Cisilino. Altro esempio di libertà è “Cluster” con gli scratch al loro posto, le varie aperture in delay, la chitarra appena accennata e quel “oh yeah” messo ai punti giusti, che dice molto… anzi, dice abbastanza. C’è poi il momento della perplessità, innanzi ad un corso introduttivo psicofonico del “Dottor Vincenzo Mastrangeli”, che lascia appena inquieti. Solo però fino alla partenza del vero brano, che poco a che fare col suo intro. E meno male. Con “Loreto”, “Plastic Bottle” e “Ja ja…” si prosegue sostanzialmente su questa linea e ci si avvia al termine della sessione musicale in cui, tra l’altro, tutti gli scratch sono stati registrati in presa diretta. Ed alla fine c’è “Koko”, che da una linea dinamica termina il suo giro su rumori ambientali che chiudono in mistero, ovvero se si tratti di un “…to be continued”. E se sarà una continuazione, dopo lo Space Echo Roland e lo scratch, chi sarà il prossimo protagonista del progetto Artura? Comunque vada, se la via maestra è la sperimentazione, sarà un successo. (Vito Pagliarulo)