PIKKOLOMINI  "Perfetti"
   (2020 )

Alessandro Perfetti alias Pikkolomini è un artista versatile. Nasce artisticamente a Roma, dove fa il musicista e l’attore in alcuni film di Carlo Verdone. Il suo album di esordio da solista, “Perfetti”, ha l’incombenza di fare emergere le sue attitudini musicali in poco più di 26 minuti. Si direbbe quest’ultimo sia concepito da un artista sostanziale. Ed anche in funzione del principio della sostanzialità si affida alla collaborazione di nomi validi nel panorama musicale, come Tony D’Alessio del Banco del Mutuo Soccorso, Laye Ba, Zorama e Davide Matrisciano. Il risultato è una produzione pop cantautoriale a metà strada tra i Tiromancino e Claudio Baglioni. Il tutto prende musicalità con “Troppo facile”, sulla necessità di farsi strada nella vita, seguendo le orme di qualcuno importante, come un padre, tuffandosi negli eventi in maniera passionale e senza farsi oscurare dal buio del mondo. Ciò viene detto con alcune tonalità nel cantato, in ritornello, che ricordano parti vocali di Antonello Venditti. Sarà che Alessandro Perfetti ha assimilato e stratificato negli anni gran parte della cantautorialità romana, tale da riportarne ora, figurativamente, le effigie armoniche. Tuttavia, tale dato particolare riemerge anche nel brano “Un’aurora boreale”. Lanciato a bpm avanzati e così melodicamente assimilabile al cantautorato di Claudio Baglioni dei nostri giorni. E tanto gli si associa bene che, a conoscerlo di persona, qualcuno potrebbe addirittura proporgli di fare una versione propria di questo brano, Pikkolomini permettendo. “Come ti odierei” è invece un brano memorabile e ben congegnato. Ha una riconoscibile struttura: una partenza che ben si incrocia con un trampolino di lancio, con tuffo in un ritornello intenso e non cantato in maniera, per così dire, all’aperto. Quello tipico del pop leggero italiano. Quello che campa di giochi musicali ad effetto, sulle preferenze dei proseliti paganti. Lungi dal saltare di palo in frasca, particolarmente notevole in quest’album è anche il lavoro della batteria, che macina bei passaggi ritmici per tutto il tempo. Spesso sembra volersi trattenere dalla rullata di troppo o dal passaggio tom-timpano-crash per non incorrere nell’inferno rock. Ma è un sentire che sa di simpatica genuinità. “E mi gira la testa” parte da un motivetto musicale introduttivo che riporta a contesti di altra matrice, quelli di “Gocce di memoria” di Giorgia. Dura un attimo e poi incalza in un cantato frenetico, narrante l’autodistruzione di un individuo che crede possa gestire il destino a suo piacimento, con delirio di onnipotenza. Culminando nel lugubre finale dell’immagine del suo funerale, con tanto di musica funebre in processione. “Algoritmi” accenna trame disco per dirci che siamo pedine su una scacchiera di un presente ch’è già futuro. Mentre i primi dieci secondi di “Sulla riva di un addio” ci danno l’illusione rock, per poi introdurre la tematica dei viaggi della disperazione dei migranti d’Africa verso l’Europa. Infine, “Analogie digitali” tratta dell’incomunicabilità e della carenza di dialogo tra essere umani. Si sviluppa su un andamento elettronico iniziale, per poi liberare la ritmica acustica e culminare nel finale. Pikkolomini propone col suo “Perfetti” un pop leggero da filodiffusione che, pur non contrastando con i paradigmi del mainstream, risulta particolarmente impregnato di un’italianità che non si cinge di alcuna aura di bellezza-a-tutti-i-costi. Ci tiene più a musicare ciò che ritiene vada detto, bello o brutto, tra le righe o non, piuttosto che musicare storie di ordinaria noia. Lavora bene sui contenuti, pur senza proporre scelte musicali di genere diverse da quelle usuali in gran parte dei contesti cantautorali italiani. (Vito Pagliarulo)